Migranti, cosa prevede il nuovo decreto firmato da Di Maio
Il ministro degli Esteri e quello della Giustizia Bonafede hanno presentato il decreto interministeriale sui migranti
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Giustizia Alfonso Bonafede hanno presentato questa mattina alla Farnesina il nuovo decreto interministeriale Esteri-Giustizia-Interno sui migranti. Firmato dai due ministri, il decreto prevede procedure più veloci di rimpatrio dei migranti dall’Italia verso 13 paesi. Secondo il testo presentato i paesi inseriti sono Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina.
“Sui migranti presentiamo un decreto che non urla ma fa i fatti“, ha sottolineato Di Maio, come riporta l’Ansa. Poi ha anche ribadito come il piano sui rimpatri sicuri ridurrà le procedure da due anni a quattro mesi per poter valutare le richieste d’asilo che arrivano dopo gli sbarchi.
“Non credo che la redistribuzione dei migranti negli altri Paesi europei sia la soluzione definitiva”, ha aggiunto Di Maio. “Sui circa 7.000 arrivi di quest’anno”, ha spiegato il ministro degli Esteri, “oltre un terzo appartengono a uno di questi Paesi. Per molte di queste persone dobbiamo attendere due anni. Ora, per oltre un terzo degli arrivi acceleriamo le procedure”.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha sottolineato:”Nessuno di noi ha la bacchetta magica, nel senso di ritenere che nel giro di un mese il problema si risolva”.
Decreto migranti, come funziona
Il decreto interministeriale, secondo quanto sottolineato dal Corriere della Sera, prevederebbe innanzitutto l’individuazione di una serie di porti sicuri nei 13 paesi inclusi nell’elenco. Quando un migrante proveniente da uno di questi paesi avanza richiesta di asilo dovrà presentare le prove di essere stato vittima di violenze o persecuzioni.
“Ci sarà una valutazione caso per caso naturalmente, ma avendo individuato dei porti sicuri sarà più semplice esaminare una domanda”, ha spiegato Bonafede. Il ministro della Giustizia ha poi sottolineato che “sarà diverso il meccanismo dell’onere della prova: non ci sono i presupposti in mancanza di prova contraria”.
La lista, secondo quanto riferito da Di Maio, potrà essere aggiornata con altri Paesi. “Per completare gli accordi sarà fondamentale il ruolo della cooperazione allo sviluppo”. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha poi proseguito: “Nelle prossime settimane farò vari viaggi in alcuni di questi Paesi per riuscire ad accelerare le procedure di rimpatrio”.
“Non ci sono oneri di spesa per la semplice ragione che questo tipo di decreto inverte l’onere della prova. È chiaro che questo è un primo step” ha precisato Di Maio. A chi gli ha chiesto delucidazioni sul fondo rimpatri il ministro ha poi sottolineato che “può arrivare fino a 50 milioni di euro, va implementato. Oggi dispone di cifre irrisorie, 2-4 milioni di euro”.
Quello che serve, secondo Di Maio, non è il fondo per pagare le spese di rimpatrio “ma quello che ci permette di implementare gli accordi attraverso i progetti di cooperazione allo sviluppo”.