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Martina Rossi "non morì in fuga da violenza": reazione del padre

Il padre di Martina Rossi, la 20enne morta a Maiorca precipitando dal balcone di un hotel, ha replicato dopo le motivazioni della sentenza

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Sul caso di Martina Rossi,  la ventenne studentessa genovese deceduta il 3 agosto 2011 precipitando dal balcone di un albergo di Maiorca, la Corte d’appello ha ritenuto che la giovane non precipitò tentando di scappare. Ieri, infatti, è stata depositata la motivazione della sentenza che il 9 giugno scorso aveva assolto Luca Vanneschi e Alessandro Albertini, condannati in primo grado a sei anni di reclusione. Il padre e la madre della vittima, però, non si arrendono.

Il papà Bruno, ex leader sindacale in pensione, insieme a mamma Franca, insegnante, hanno fatto sapere di voler continuare a cercare la verità sulla morte della figlia allora ventenne.

Intervistato dal Corriere della Sera, papà Bruno ha fatto sapere: “Perché a volte accade che ci siano fatti contrari ad ogni logica che si uniscono, si accavallano, interferiscono e sono capaci di offuscare la verità. Rispettiamo le sentenze – ha precisato – anche se questa di Firenze trova la sua genesi nelle indagini della polizia spagnola nate male e proseguite peggio”.

“Qualcuno però – questo il suo duro sfogo – ci dovrà dire come e perché è morta Martina. Noi lo sappiamo e lo sapevano anche i giudici di primo grado”.

Morte Martina Rossi, le motivazioni della sentenza

Nella motivazione della sentenza del 9 giugno, come riporta Ansa, si legge: “L’esclusione a cui la corte è pervenuta del tentativo di fuga della ragazza e la non provata commissione” della tentata violenza “non possono dunque che portare a ritenere carente la prova” del reato.

Secondo l’accusa, Martina sarebbe caduta dal terrazzo mentre cercare di sfuggire a un tentativo di stupro dei due imputati ma la corte d’appello ha ritenuto, in base alla testimonianza di una cameriera spagnola che riferì di aver visto Martina scavalcare il balcone e lasciarsi cadere, che la giovane non precipitò tentando di scappare.

Per la Corte l’ipotesi del tentativo di violenza si fonda, inoltre, soltanto su due elementi: il fatto che Martina fosse in mutandine quando è precipitata e che Albertoni avrebbe avuto graffi sul collo. Questi due elementi darebbero “troppo poco significativi” perchè “possa da essi soltando desumersi una condotta diretta al compimento di una violenza sessuale”.

L’intercettazione di Luca e Alessandro, i due imputati

La Corte, infine, ha cercato di chiarire l’intercettazione di un colloquio negli uffici della Polizia giudiziaria di Genova tra i due imputati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni.

Tale colloquio, si legge nelle motivazioni della sentenza, non appare “offrire elementi significativi di valutazione” poiché non sono desumibili “dirimenti ammissioni dei fatti da parte degli imputati” sulla presunta violenza sessuale.

Il fatto che “si rallegrassero che non fossero emersi elementi di reati in materia sessuale dagli accertamenti in corso – si legge nei documenti depositati – può ragionevolmente ben spiegarsi sia con l’ipotesi che i reati fossero stati effettivamente commessi, sia con l’ipotesi opposta poiché, comunque, nell’uno come nell’altro caso si sarebbe trattato di circostanza favorevole alla loro posizione”.

Fonte foto: Ansa

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