Luca Zaia: "Si alle chiusure, ma garantire reddito ai cittadini"
Il governatore del Veneto fa il punto sulla situazione Covid in Veneto e in Italia: "Il governo deve garantire un reddito ai cittadini"
La pandemia non smette di aggredire e l’Italia non riesce ad avere tregua, stretta nella morsa dell’innalzamento dei contagi con conseguente intasamento delle strutture sanitarie e relativo aumento del rischio di contare ancora più morti. Luca Zaia, governatore del Veneto, intervistato dal Corriere della Sera, fotografa così la situazione attuale, anche in riferimento alle nuove misure restrittive in arrivo: “Chiusure nei weekend? Nessuno di noi fa salti di gioia. Ma dobbiamo essere onesti intellettualmente e dire che il liberi tutti significherebbe non avere posti negli ospedali per quelli che si ammalano”.
La questione, rimarca sempre Zaia, è anche etica perché “un governatore non può transigere: abbiamo il dovere di far trovare un letto d’ospedale a tutti coloro che ne hanno bisogno”. Dall’altro lato cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e di non perdere l’ottimismo. A instillarlo i “motivi stagionali ma soprattutto i vaccini” che, seppur tra mille tribolazioni per averli, dove sono stati utilizzati, già danno risultati soddisfacenti. “Su 30mila ospiti delle Rsa, noi siamo arrivati ad avere 3500 contagiati. Oggi, sono un centinaio: il vaccino funziona”, rimarca Zaia.
I dati relativi al coronavirus, però, non sono per ora incoraggianti. “È innegabile – riflette -, ci troviamo di fronte a una nuova ondata che in alcune parti del Paese sta picchiando molto duro. Mi permetto di dire che noi la conosciamo, il 24 dicembre siamo stati i primi a isolare la variante inglese. Quando lo dicevamo, ci accusavano di cercare alibi… Oggi, quelli che ci attaccavano sono i più grandi sostenitori del pericolo varianti. Ma, dopo due mesi di calo, le nostre curve del contagio hanno ricominciato lentamente a crescere”.
Capitolo vaccini: Zaia spiega che, in merito all’organizzazione, le “macchine sono collaudate” e che non c’è “nessun problema di spazi. Il punto sono i vaccini. Dalla prossima settimana da noi vaccineranno anche i medici di base, a regime potremmo fare 50mila dosi al giorno. Però, ce ne arriveranno non più di 150mila”.
Il problema è che le dosi promesse non sono giunte. Cosa fare? “Ci vuole più coraggio da parte dell’Italia. Che l’Europa sui vaccini abbia fallito è chiaro. E allora, lanciamo il cuore oltre l’ostacolo e attrezziamoci da soli. È una questione anche di prospettiva”.
In queste ore il governo, assieme agli scienziati, dovrebbe prendere nuove decisioni e inasprire le misure per contenere il contagio. “Il Paese sta soffrendo, davvero. Ma credo che il chiedere altri sacrifici ai cittadini non possa più essere una cambiale da firmare in bianco”, commenta il governatore del Veneto aggiungendo che “i cittadini sono angosciati dalla mancanza di reddito da una parte e sconcertati da notizie di ogni tipo dall’altra. Qualunque iniziativa del governo sarà efficace soltanto se potrà garantire un reddito, dei rimborsi e anche una prospettiva. Magari partendo da bar, ristoranti, palestre, spettacoli: i simboli di quest’incubo”.
Infine riserva delle parole a Matteo Salvini: “Il nostro segretario sta dimostrando il massimo impegno. E devo dire che il profilo di responsabilità che ha assunto, attesta la Lega come un partito di solido riferimento per il governo”.