Riaprono le Regioni, Ilaria Capua avverte sul "contagio zero"
Per la virologa "il Paese deve ripartire" e saranno i comportamenti dei cittadini a decidere se ci sarà una nuova ondata
Con la riapertura delle Regioni, oggi 3 giugno, sono in molti a chiedersi quali sono i rischi per una possibile seconda ondata di coronavirus in Italia. A rispondere è Ilaria Capua, nel corso del suo collegamento a “DiMartedì” su La7. “Il rischio – ha spiegato Capua – è direttamente proporzionato al comportamento degli italiani”.
Spostamenti liberi fra Regioni, cosa pensa Ilaria Capua
“Abbiamo sentito l’appello del presidente della Repubblica a non sprecare quello che abbiamo fatto per arrivare fin qui. Solo con l’applicazione di misure di buon senso che conosciamo, mani pulite e distanziamento sociale, il virus si ferma“, ha ribadito la virologa.
“Perché il virus – ha aggiunto – non ha le ali. Il paese deve ripartire, le regioni e le persone non possono continuare a rimanere isolate. Certo, le persone devono fare tesoro di quello che hanno imparato in questi 5 mesi”.
Ipotesi “contagio zero”: l’esempio di Capua su Giappone e Corea
Alla domanda di Giovanni Floris sul governatore della Sardegna Solinas e l’idea di una certificazione sanitaria, Capua ha risposto così: “Invece di fare un esempio italiano preferisco farne uno internazionale”.
“Abbiamo avuto – ha spiegato la direttrice dello One Health Center of Excellence – due paesi che hanno cercato di eradicare il virus dal paese, Giappone e Corea del Sud: neanche i giapponesi e i sudcoreani sono riusciti, pur con misure draconiane e un approccio serio, a gestire il problema”.
“Vorrei tornare indietro all’inizio dell’epidemia, quando il Giappone era preoccupato per le Olimpiadi – ha ricordato Ilaria Capua -. Non è che un paese non può rimanere vergine o indenne per sempre, il virus continuerà a circolare”.
“In realtà rimanere con contagi zero vuol dire blindarsi da qualunque movimentazione di persone o di merci, questo vuol dire anche che il primo caso si diffonde come il fuoco. Lo stiamo vedendo con il Giappone e la Corea”.
In conclusione, per Capua, “bisogna fare affidamento al buon senso delle persone e sulla paura che hanno le persone che qualcuno possa farsi molto male con questo virus”.
Ilaria Capua: “Il virus non è più debole”
La virologa, nel corso del suo collegamento a “DiMartedì”, è tornata anche a parlare dell’idea del dottor Zangrillo secondo cui la malattia sarebbe cambiata: “Si è espresso in relazione alla forma clinica. Sono certa che molti altri medici vedono una situazione meno grave, ma questo è dovuto alla loro bravura e alla loro capacità”.
Poi ha spiegato: “La clinica dipende in grandissima parte dall’ospite, dalla cura, da quello che si riesce a fare. Abbiamo imparato a curare la malattia“.
“Da quello che vedo nella letteratura scientifica – ha aggiunto -, non vedo modifiche nel genoma virale che facciano pensare ad un’attenuazione. Non credo ci siano questi dati. Anzi, invito i colleghi a pubblicare le sequenze“.