Lo sfogo di Grillo. La vicenda del figlio e le accuse di stupro
A breve la decisione del gip sul rinvio a giudizio: secondo l'accusa non c'è stato consenso, sotto esame foto e video raccolti a casa del comico
Il video di Beppe Grillo, postato online lunedì sul profilo Facebook ufficiale del comico, riaccende i riflettori sull’accusa di stupro di gruppo di cui si sarebbe reso responsabile Ciro Grillo, ultimo di quattro figli del garante del M5S, insieme ad altri 3 amici anch’essi genovesi. In realtà la clip, di circa un minuto e mezzo, anticipa la decisione del giudice per le indagini preliminari, e arriva contemporaneamente alla richiesta, da parte della procura di Tempio Pausania (provincia di Sassari), di rinvio a giudizio.
“Sono stati lasciati liberi per due anni…perché non li avete arrestati subito?” È questa la domanda che Grillo padre consegna alla registrazione. Il riferimento implicito è naturalmente ai quattro ragazzi, tra cui Ciro, 19 anni all’epoca dei fatti, finiti sul registro degli indagati: “Vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato alcuno stupro – continua il blogger – Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia…vi è sembrato strano? Bene, è strano”, conclude.
A dare avvio agli accertamenti, la denuncia di una ragazza italo svedese, la cui testimonianza troverebbe conferma nei video e nelle foto ritrovati negli smartphone dei giovani la cui condotta è stata per più di un anno e mezzo sotto la lente d’ingrandimento del giudice.
La replica dei genitori della presunta vittima
I genitori della ragazza italo-svedese che ha denunciato le violenze hanno comunicato, tramite il loro avvocato Giulia Bongiorno e in esclusiva all’Adnkronos, la loro replica dopo aver visionato il video postato da Grillo: “Siamo distrutti. Il tentativo di fare spettacolo sulla pelle altrui è una farsa ripugnante”.
“Cercare di trascinare la vittima sul banco degli imputati – hanno continuato – cercare di sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l’angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste, che non hanno nemmeno il pregio dell’’inedito'”.
A stretto giro è arrivata anche la reazione della deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, che ha condiviso sul suo profilo Facebook un video in cui attacca Beppe Grillo.
La versione della ragazza: lo stupro dopo il Billionaire, l’assalto singolo e poi di gruppo
Su quanto successo a partire dalla sera del 16 luglio 2017, le versioni degli indagati e della presunta vittima differiscono. In quest’ultimo caso si tratta di una ragazza residente nel centro di Milano, 19 anni all’epoca dei fatti, figlia di madre lombarda e padre scandinavo. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, avrebbe frequentato un prestigioso liceo meneghino. I fatti sarebbero accaduti nell’estate tra il diploma e l’inizio del primo anno universitario, quando la giovane si trovava in Sardegna insieme a un’amica.
Sarebbe stata proprio la seconda ragazza ad aver arrangiato la serata al “Billionaire”, nota discoteca di Porto Cervo, che conosceva uno degli indagati già prima dell’incontro. Durante la serata in discoteca si sarebbe molto bevuto. Le due amiche quindi avrebbero comunicato al gruppo di ragazzi, tra cui Ciro Grillo, di voler tornare a casa con un taxi, ma quest’ultimi avrebbero invece insistito per andare tutti insieme a casa del figlio del comico, che dispone di due appartamenti nei pressi della spiaggia del Piccolo Pevero. Le ragazze allora avrebbero acconsentito e l’intera comitiva si sarebbe mossa a bordo di un furgone privato a noleggio.
Sempre secondo la testimonianza, nei momenti successivi al pasto notturno, la denunciante si sarebbe allontanata dal gruppo per passeggiare nelle stanze dell’abitazione, senza accorgersi di essere seguita da uno dei giovani. Quest’ultimo le avrebbe proposto un rapporto sessuale e, di fronte al rifiuto e al tentativo di fuga di lei, avrebbe bloccato e violentato la ragazza. In una seconda fase alla violenza del singolo si sarebbe sostituita quella del gruppo, quando anche gli altri tre indagati si sarebbero uniti al rapporto sessuale non consenziente.
Il ruolo dell’amica: l’attenzione dei pm sulla foto rivelatoria
L’adolescente italo-svedese non avrebbe saputo specificare agli inquirenti il ruolo ricoperto dall’amica nella notte del presunto stupro collettivo. Una lacuna che potrebbe essere stata colmata dal materiale raccolto sugli smartphone degli indagati: in particolare da una foto. Secondo il Corriere della Sera, infatti, l’immagine, sulla quale si è concentrata l’attenzione della procura di Tempio Pausania, raffigurerebbe l’amica, incosciente, su un divano della villa di Beppe Grillo al Piccolo Pevero. Nello stesso scatto, uno degli indagati in una posa a sfondo sessuale, un’evidenza, quest’ultima, che avrebbe fatto scattare la contestazione di abuso non soltanto a danno della denunciante, ma anche dell’amica.
Gli accertamenti si sarebbero concentrati anche su Parvin Tadjik, la moglie del comico genovese, che negli istanti della violenza avrebbe alloggiato nell’appartamento vicino a quello in cui si trovava il figlio Ciro con il resto della comitiva. Il telefono della donna, così come quello degli altri sospettati, sarebbe stato messo sotto intercettazione. Nel corso degli interrogatori, quest’ultima avrebbe ribadito l’estraneità ai fatti, e di non aver sentito nulla di quanto stesse succedendo nell’altra abitazione.
La versione della difesa e la tesi del rapporto consenziente
Su quanto successo a partire dalla serata del 16 luglio, differiscono le versioni della difesa e dell’accusa, quest’ultima sostenuta dall’ex ministro alla Pubblica Amministrazione (in quota Lega) del Conte I, Giulia Bongiorno. Il rapporto sessuale è avvenuto secondo entrambe le parti, ma per gli avvocati dei giovani della Genova bene sarebbe stato “consenziente”. Secondo l’agenzia di stampa Adnkronos, lo stesso concetto è stato fermamente ribadito da Ciro Grillo nel corso di un interrogatorio avvenuto il 15 aprile.
La difesa punta le sue carte soprattutto su quanto avvenuto dopo la notte di metà estate: nei giorni successivi, infatti, la vacanza delle due adolescenti sarebbe andata avanti per dieci giorni. Solo dopo il rientro a Milano e il ricongiungimento con le famiglie, invece, la denuncia e una visita dal medico.
I video e le foto al centro dell’inchiesta
Dagli smartphone degli indagati sarebbe stato recuperato del materiale grafico, fotografie e registrazioni, risalente proprio al post serata nella casa del leader pentastellato. Si tratterebbe delle stesse evidenze che Beppe Grillo menziona nel video che ha riacceso l’interesse sulla vicenda: “C’è un video, passaggio per passaggio, e si vede che c’è la consensualità: un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo”. Così il comico genovese. Una foto avrebbe però portato a una seconda contestazione di abuso nei confronti di Ciro Grillo, sintomo che i magistrati attribuirebbero ai file estrapolati dai telefonini un significato di segno ben diverso.
Il tutto sarebbe contenuto nel fascicolo inviato alla difesa dal pm. Secondo fonti citate dall’Adnkronos, i legali degli indagati avrebbero chiesto una proroga per esaminare le memorie difensive, che sarebbero “enormi”. La notifica il 20 novembre. A breve attesa invece la decisione del gip sul rinvio a giudizio. Sempre secondo l’agenzia di stampa, l’atto di accusa conterebbe una cruda descrizione delle violenze subite dalla 19enne in Costa Smeralda: “Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno”, “afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka”, “costretta ad avere rapporti di gruppo” dai quattro giovani indagati che hanno “approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica” di quel momento. Queste alcune delle frasi che formano il testo del fascicolo.