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Giulio Regeni "sfinito dalla tortura" dopo l'interrogatorio, bendato e con le mani legate: parla un testimone

Al processo sull'uccisione di Giulio Regeni la testimonianza di un ex detenuto: l'italiano "sfinito dalla tortura" dopo gli interrogatori

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Giulio Regeni ammanettato, bendato e “sfinito dalla tortura“. È quanto racconta un testimone, un palestinese che è stato detenuto nella stessa struttura degli apparati egiziani in cui è stato portato il ricercatore italiano. La testimonianza è stata fatta sentire nel corso dell’udienza del processo a Roma che vede imputati per la morte di Regeni quattro 007 egiziani.

Nuova udienza del processo per la morte di Giulio Regeni

Oggi, martedì 19 novembre, nuova udienza alla Corte di Assise di Roma del processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni a carico di quattro membri dei servizi segreti egiziani.

Gli imputati nel processo italiano sono il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif.

Come riporta Adnkronos, in aula è stata mostrata in video la testimonianza di un ex detenuto palestinese, contenuta in un documentario realizzato e tramesso da Al Jazeera.

Nell’intervista l’uomo racconta di aver visto Regeni il 29 gennaio 2016, quattro giorni dopo la scomparsa, ”mentre usciva dalla palazzina del carcere, passando nel corridoio, diretto al luogo dove avveniva l’interrogatorio”.

Giulio Regeni “sfinito dalla tortura” dopo l’interrogatorio

Giulio Regeni era “ammanettato con le mani dietro la schiena, con gli occhi bendati. Era a circa 5 metri da me”, racconta l’ex detenuto nel documentario.

Il ricercatore italiano non era nudo: “Indossava una maglietta bianca, un pantalone largo blu scuro”.

In seguito “l’ho rivisto che usciva dall’interrogatorio, sfinito dalla tortura. Era tra due carcerieri che lo portavano a spalla verso le celle”.

Il racconto del testimone

Nel corso dell’intervista l’uomo ha detto che la lingua usata per gli interrogatori era l’arabo e il dialetto egiziano.

E ha ricordato in particolare alcune domande che sarebbero state rivolte più volte a Giulio Regeni: “Dove hai imparato a superare le tecniche per affrontare l’interrogatorio? Dove hai conseguito il corso anti interrogatorio?”.

“Non so se Giulio abbia risposto o meno – ha spiegato – insistevano molto su questo punto, erano nervosi” e lo torturavano con la scossa elettrica.

Oltre ai carcerieri, ha raccontato il testimone, c’erano anche alcuni “ufficiali che non avevo visto prima e un colonnello, un dottore specializzato in psicologia”.

Il palestinese ha parlato anche della sua esperienza nel centro detentivo dei servizi egiziani: “I miei familiari non sapevano nulla di me, non c’era nessun contatto col mondo esterno: la sensazione era quella di stare in un sepolcro. Sono stato sequestrato, detenuto e poi liberato senza un perché”.

Fonte foto: ANSA

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