Il video di La Russa in ginocchio davanti alla foiba di Basovizza alla vigilia del Giorno del Ricordo
Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è recato alla foiba di Basovizza alla vigilia del Giorno del Ricordo
Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è inginocchiato davanti al monumento nazionale di Basovizza dedicato ai massacri delle foibe. Nella cerimonia tenuta a Trieste alla vigilia del Giorno del Ricordo, la seconda carica dello Stato si è soffermato davanti alla targa commemorativa e ha fatto il segno della croce, dichiarando che le vittime delle foibe sono “innocenti uccisi per motivi di ideologia o più semplicemente perché erano italiani”.
- La visita di La Russa alla foiba di Basovizza
- Cos'è il Giorno del Ricordo in memoria dei massacri delle foibe
La visita di La Russa alla foiba di Basovizza
“Questa è la vera causa che scatenò l’odio titino, l’odio dei comunisti che avevano vinto la guerra – ha detto La Russa – avevano motivi di revanscismo e scatenarono qui un odio bestiale che giustamente oggi viene ricordato per quello che fu non solo da noi ma anche dai Paesi oggi vicini all’Italia. Lo ricordano come qualcosa che non deve mai più ripetersi”.
“Oggi l’Italia, la Croazia, sia il Presidente Mattarella che il presidente croato, sia i nostri popoli amici, hanno ben chiaro ciò che significarono le foibe e l’esodo dalla Dalmazia, da Fiume – ha aggiunto il presidente del Senato. Questo è un segno di crescita, di amicizia rinnovata tra noi e la Croazia e i popoli che un giorno erano nemici“.
Rispondendo alla domanda se sarà tolta l’onorificenza conferita all’allora presidente della Jugoslavia, Josip Tito dall’Italia, La Russa ha risposto: “Non dipende da me, altrimenti lo avrei già fatto”.
Cos’è il Giorno del Ricordo in memoria dei massacri delle foibe
Il termine “foibe” indica degli ighiottitoi carsici (delle caverne) nei quali vennero gettati migliaia di italiani massacrati dai partigiani della Jugoslavia guidata da Josip Tito, durante l’esodo giuliano-dalmata successivo all’armistizio di Cassabile dell’8 settembre del 1943.
In Istria e Dalmazia vivevano al tempo centinaia di migliaia di italiani, molti dei quali immigrati recenti a causa dell’Italianizzazione forzata che il regime fascista impose nelle zone annesse dopo il trattato di Rapallo del 1920.
Subito dopo l’armistizio, tra le 300mila e le 250mila persone cominciarono a migrare da quella zona della costa adriatica della Croazia. Fu in quegli anni, tra il 1943 e il 1947, che molti italiani furono vittime degli eccidi compiuti dagli jugoslavi.
Si trattò soprattutto di azioni di rappresaglia contro la popolazione civile per le azioni compiute dall’esercito italiano contro gli slavi durante i vent’anni di dittatura fascista. I bilanci calcolano tra le 3mila e le 5mila vittime, fino a ipotizzare anche 11mila morti secondo le stime più contestate.
Nel 2004 il Governo italiano istituì il Giorno del Ricordo in memoria dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, fissato il 10 febbraio in concomitanza con la firma dei trattati di pace di Parigi del 1947, che consegnarono l’Istria, la Dalmazia e il Quarnaro alla Jugoslavia.