Gabriele Marchesi indagato con Ilaria Salis torna libero: la Corte di Milano respinge la richiesta di Budapest
Gabriele Marchesi torna libero dopo mesi agli arresti domiciliari: la Corte d'Appello di Milano ha respinto le richieste di Budapest
Gabriele Marchesi, indagato con Ilaria Salis, torna libero. Il 23enne era ai domiciliari da fine novembre: giovedì 28 marzo la Corte d’Appello di Milano ha respinto la richiesta di Budapest di consegnarlo. Era stato fermato nel capoluogo lombardo sulla base di un mandato di arresto europeo.
- Gabriele Marchesi in libertà dopo gli arresti domiciliari
- La reazione di Gabriele Marchesi
- A Gabriele Marchesi le stesse accuse mosse a Ilaria Salis
- I giudici dopo la libertà a Marchesi: "Rischio trattamento inumano"
Gabriele Marchesi in libertà dopo gli arresti domiciliari
Nello stesso giorno in cui a Ilaria Salis sono stati negati gli arresti domiciliari a Budapest, la Corte d’Appello di Milano ha concesso la piena libertà a Gabriele Marchesi, indagato insieme all’attivista 39enne.
I giudici Monica Fagnoni, Stefano Caramellino e Cristina Ravera hanno negato la consegna all’Ungheria del 23enne, ai domiciliari – che non si sarebbero potuti comunque protrarre oltre il 18 maggio prossimo – dallo scorso 21 novembre, dopo il mandato di arresto europeo.
La reazione di Gabriele Marchesi
Immediata la reazione di Gabriele Marchesi, che si è detto “contento” per la decisione dei giudici della Corte d’Appello.
A Gabriele Marchesi le stesse accuse mosse a Ilaria Salis
Come Ilaria Salis, anche Gabriele Marchesi era accusato di lesioni aggravate “potenzialmente letali” per aver aggredito alcune persone nel corso di una manifestazione neonazista a Budapest, lo scorso 11 febbraio 2023, proprio insieme alla connazionale.
Da quel giorno, la 39enne è detenuta in un carcere dell’Ungheria.
I giudici di Milano, invece, hanno ha rigettato la richiesta delle autorità magiare per l’estradizione di Gabriele Marchesi.
I giudici dopo la libertà a Marchesi: “Rischio trattamento inumano”
C’è di più: secondo i giudici della Corte d’Appello di Milano, infatti, esiste il “rischio reale di un trattamento inumano e degradante” nelle carceri ungheresi e “c’è fondatezza di timori di reali rischi di violazione dei diritti fondamentali“.