Ilaria Salis resta in carcere a Budapest dopo gli arresti domiciliari negati: la reazione del padre in aula
Negati gli arresti domiciliari a Ilaria Salis, resterà in carcere a Budapest dopo la richiesta degli avvocati respinta dal giudice: la reazione del padre
Negati gli arresti domiciliari a Ilaria Salis. La 39enne, a processo a Budapest dopo l’accusa di aggressione a due esponenti di estrema destra, resterà in carcere in Ungheria, dove è confinata da 13 mesi. Il giudice Jozsef Sós ha respinto la richiesta dei suoi avvocati perché “le circostanze non sono cambiate” ed “esiste sempre il pericolo di fuga“. Roberto Salis, il padre di Ilaria, è uscito dall’aula subito dopo.
- La reazione dei politici italiani ai domiciliari negati
- La reazione di Roberto Salis e l'attacco a Orban
- Ilaria Salis ancora in catene e guinzaglio in aula
- La lettera di Ilaria Salis: "Autorizzo le mie foto con le manette"
La reazione dei politici italiani ai domiciliari negati
Tra i primi a commentare la notizia è stato Ivan Scalfarotto, di Italia Viva: “L’Ungheria di Orban vuole tenere il punto, mostrarsi ferma su una posizione irragionevole, per un fatto che si vuol punire in modo oggettivamente sproporzionato. L’Europa deve chiedersi se un Paese che si definisce ‘illiberale’, e come tale si comporta, sia ancora compatibile con l’Unione. Mi aspetto che Giorgia Meloni e Antonio Tajani facciano sentire forte la loro voce con il governo ungherese”.
Sulla stessa scia critica nei confronti del Governo Meloni anche Sandra Zampa, deputata Pd recatasi proprio a Budapest per l’udienza: “Deve lavorare per tutelare i suoi cittadini al di là dei loro orientamenti politici. E la maggioranza di Governo avrebbe fatto bene a essere qui con noi oggi”.
Da sinistra a destra: Ivan Scalfarotto (senatore Italia viva), Ilaria Cucchi (senatrice eletta con AVS), Nicola Fratoianni (segretario Sinistra Italiana) e Laura Boldrini (deputata Pd) fuori dal tribunale di Budapest
La reazione di Roberto Salis e l’attacco a Orban
Dopo essere uscito dall’aula, Roberto Salis ha commentato la decisione del giudice di negare gli arresti domiciliari alla figlia Ilaria coi giornalisti presenti:
“L’ennesima prova di forza del governo Orban. Un po’ me lo aspettavo, Ilaria qui è considerata un grande pericolo. I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il Governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza. Nordio ci aveva accusato di aver perso tempo, ma non è cambiato nulla. Per cui c’è da convivere con la giustizia ungherese, con le istituzioni italiane. Ci dobbiamo aspettare che ci sia una protesta contro l’immobilismo italiano. Le catene non dipendono dal giudice, ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il Governo può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane“.
Ilaria Salis ancora in catene e guinzaglio in aula
Prima dell’inizio dell’udienza, Ilaria Salis era entrata in aula di nuovo con manette, catene ai piedi e ‘guinzaglio‘.
Le immagini sono state commentate anche dall’attivista Patrick Zaki, che su Instagram ha scritto:
“Non possiamo accettare quei video e immagini provenienti da Budapest per Ilaria con catene e guinzagli. È un essere umano. Non c’è essere umano che dovrebbe essere trattato in questo modo. In attesa della decisione del tribunale”.
La lettera di Ilaria Salis: “Autorizzo le mie foto con le manette”
Nel frattempo, proprio Ilaria Salis, in una lettera scritta a mano e consegnata ai suoi legali si è rivolta alla stampa italiana.
Di fatto ha autorizzato la pubblicazione delle sue foto con le manette ai polsi e le catene:
“Io sottoscritta Ilaria Salis, nata a Milano il 17 giugno 1984, autorizzo la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi in occasione dell’udienza del 28 marzo 2024”.
In Italia, l’articolo 137, comma 3 del Codice della Privacy prevede che in caso di diffusione o di comunicazione di dati personali per finalità giornalistiche, il diritto di cronaca deve essere contenuto entro il “limite dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico”.
L’articolo 8 del Codice deontologico dei giornalisti, contestualmente, impone di non pubblicare “notizie e immagini che possano risultare lesive della dignità della persona”, salvo il limite delle informazioni “essenziali.
Rientra però nel caso di informazione essenziale proprio la pubblicazione di una foto che ritrae un arrestato in manette qualora fosse necessario documentare la commissione di abusi nell’arresto.