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CRONACA NERA

Evadono le tasse per 20 anni con società pilotate in Lombardia: 22 persone arrestate dalla Guardia di Finanza

Fra Milano e Cina un'evasione fiscale lunga oltre vent'anni portata avanti tramite false fatturazioni e società aperte e chiuse per sviare le indagini

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Avrebbero evaso le tasse per oltre 20 anni tramite un rodato meccanismo basato su fatture false, cooperative costituite ad hoc e soldi che uscivano dall’Italia e rientravano transitando per la Cina. Dopo le indagini della Guardia di Finanza di Milano sono state emesse 22 ordinanze di custodia cautelare, 10 in carcere e 12 ai domiciliari.

Fatture false ed evasione fiscale

Secondo le accuse, il meccanismo consisteva nel creare nuove società attive nel settore della logistica e del facchinaggio, tenerle in funzione per alcuni anni per poi svuotarle e pilotarle verso il fallimento così da sostituirle con nuove società.

Così sarebbero stati chiusi e aperti per anni consorzi e cooperative. La liquidità sarebbe stata garantita da operazioni inesistenti nella realtà, ma certificate da fatture false.

Il tutto a danno dell’Erario, di imprese concorrenti che si trovavano a subire concorrenza sleale e dei lavoratori.

Questo meccanismo sarebbe stato studiato per ostacolare le indagini per frode che nel frattempo gli inquirenti avevano disposto.

Il ruolo dei cinesi nella presunta truffa

Come riporta ‘Il Giorno’, una parte consistente dei profitti di tale meccanismo sarebbe stata prima girata in Cina con fatture false grazie all’intermediazione di complici cinesi, che poi avrebbero rigirato i fondi verso l’Italia.

Nell’indagine risulterebbero indagati anche 15 cinesi, alcuni dei quali sono finiti agli arresti.

I contratti di lavoro appaltati dai committenti a queste società sarebbe stati affidati a imprese consorziate o collegate. Tutte le imprese sarebbero state intestate a dei prestanome.

Sono quasi 300 i milioni di euro al momento sequestrati dai finanzieri, mentre continuano le perquisizioni.

E sono quasi 130 i capi d’imputazione ipotizzati nell’ambito dell’inchiesta. I reati al vaglio della magistratura sono associazione per delinquere, bancarotta ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Intercettazioni alla base dell’inchiesta

Vitali per delineare i contorni dell’inchiesta le intercettazioni effettuate tramite i trojan, virus informatici inseriti dagli inquirenti nei cellulari degli indagati. Tramite i trojan gli smartphone si sono trasformati in vere e proprie microspie.

L’ordinanza è stata firmata dal gip Luca Milani. L’inchiesta è stata coordinata dai pm Grazia Colacicco e Pasquale Addesso e Roberto Fontana (ora membro del Csm).

 

Fonte foto: ANSA

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