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"Emanuela Orlandi venne uccisa subito" secondo il giudice Martella. Il rapimento sarebbe stato un depistaggio

Nel libro del giudice Ilario Martella spunta l’ipotesi del rapimento usato come depistaggio nel caso Orlandi: “Emanuela venne uccisa subito”

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Si appresta a uscire nelle librerie “Emanuela Orlandi, un intrigo internazionale. La verità che nessuno ha ancora raccontato sul mistero più oscuro della storia italiana”, libro del giudice Ilario Martella, che indagò sulle sparizioni della ragazza e di Mirella Gregori del 1983, secondo il quale il rapimento della Orlandi sarebbe stato un depistaggio: “Venne uccisa subito”.

Il libro del giudice Martella

Il prossimo venerdì 30 agosto uscirà nelle librerie il libro edito da Ponte alle Grazie “Emanuela Orlandi, un intrigo internazionale. La verità che nessuno ha ancora raccontato sul mistero più oscuro della storia italiana”, scritto dal giudice Ilario Martella.

Un nuovo volume su un caso di cronaca nera italiana scritto da uno dei magistrati più importanti della nostra storia recente, al quale vennero assegnate, oltre a quelle sui casi Orlandi e Gregori, anche le indagini sull’attentato a papa Giovanni Paolo II del 1981.

Manifesti per le sparizioni di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi che, secondo il giudice Ilario Martella, sarebbero stati dei depistaggi

Un libro nel quale il giudice, ripercorrendo le diverse tappe e le molte ipotesi in merito alla scomparsa dell’allora 15enne cittadina vaticana Emanuela Orlandi, esprime una tesi in controtendenza rispetto alle molte fino a oggi divulgate.

L’ipotesi del depistaggio

Secondo il giudice, difatti, le sparizioni di Emanuela Orlandi e quella della 15enne Mirella Gregori, avvenute a neanche due mesi di distanza l’una dall’altra, sarebbero strettamente legate all’attentato compiuto da Mehmet Ali Ağca in piazza San Pietro, come confermato da Martella al Corriere della Sera.

“Esiste un’assoluta interdipendenza tra l’attentato del maggio 1981 a Giovanni Paolo II e il rapimento delle due ragazze. Entrambi vengono posti in essere tra il maggio il giugno 1983, ovvero nel momento in cui io come giudice istruttore stavo cercando di portare alla condanna non del solo Alì Agca, il turco dei Lupi Grigi, ma anche i sui complici bulgari, esponendo le gravi responsabilità dei bulgari”, ha detto il giudice.

L’arresto nel 1982 di Sergej Antonov, alto ufficiale dei Servizi bulgari, avrebbe portato a un accordo con la Stasi per creare un’operazione di depistaggio, dato che “c’era il terrore nei bulgari e nei sovietici che il ‘generale Antonov’ potesse essere condannato e che Bulgaria e Urss fossero formalmente incolpate dell’attentato al Papa, creando una crisi internazionale”.

Emanuela Orlandi uccisa subito

Come spiega Martella, “per la Stasi e i Servizi bulgari l’importante era che le responsabilità andassero ai soli Lupi Grigi e indurre poi Ağca a ritrattare ciò che rivelò quando collaborò con me, individuando i veri mandanti”.

Motivo per il quale “già nel febbraio ’83 ci fu la decisione di effettuare un’operazione di distrazione di massa, rapendo le due ragazze al fine di usarle come arma di ricatto per far liberare Agca. Il Papa nel Natale ’83 disse infatti agli Orlandi che si trattava di un intrigo internazionale”.

Per Martella quindi la conclusione è una: “Mi spiace molto dirlo, ma Orlandi e Gregori sono state uccise, non è mai stata prodotta una prova certa che siano rimaste in vita. […] Il Papa era centrale nella guerra fredda. Wojtyla fu determinante nell’abbattimento dell’Urss e del Muro di Berlino, così come nella scomparsa della Stasi”.

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