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Denise Pipitone e Matteo Messina Denaro sono legati? Cosa c'entra il boss con la scomparsa di Mazara del Vallo

Matteo Messina Denaro sa che fine ha fatto Denise Pipitone? La teoria del legale di Piera Maggio

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Matteo Messina Denaro potrebbe essere d’aiuto per risolvere il caso di Denise Pipitone? Giacomo Frazzitta, avvocato di Piera Maggio, è convinto che il boss di Cosa nostra potrebbe avere delle informazioni preziose per districare il cold case che dura ormai da quasi 19 anni, da quando cioè la piccola scomparve a Mazara del Vallo nel 2004.

Frazzitta su Messina Denaro: “Dovrebbe sapere qualcosa su Denise Pipitone”

Frazzitta, durante la presentazione del libro scritto da Piera Maggio tenutasi a Vasanello (in provincia di Viterbo), ha rilasciato esternazioni importanti a proposito del filone apertosi il 16 gennaio scorso, ossia quando Matteo Messina Denaro è finito in manette. Da allora sono iniziate a circolare voci che vogliono il boss informato sul destino di Denise e potenzialmente utile alle indagini, laddove decidesse di parlare.

Opportuno però ribadire che si è soltanto nel campo delle mere congetture e che fino ad ora, almeno da quanto emerso pubblicamente, Messina Denaro non ha mai aperto bocca sul caso Pipitone. Frazzitta è comunque convinto, al pari di Piera Maggio, che il mafioso sia a conoscenza di informazioni che potrebbero segnare una svolta.

“Lui ha vissuto trent’anni in quel territorio, possiamo affermare che l’aveva sotto controllo. E non stiamo parlando, con tutto il rispetto, della Barbagia sarda, che è una zona impervia. Messina Denaro sapeva come muoversi, come non farsi catturare”. Questo il ragionamento dell’avvocato che, sempre seguendo il filo logico del suo discorso, aggiunge che “chi aveva il controllo del territorio, dovrebbe sapere qualcosa di Denise”.

“Una storia come quella di Denise – ha sostenuto sempre l’avvocato – significa forze dell’ordine e servizi di sicurezza in massa sullo stesso territorio controllato dal boss”. Secondo Frazzitta un caso come quello di Denise, che catturò l’attenzione pubblica per mesi (ancora oggi c’è parecchio interesse mediatico sulla vicenda) e soprattutto fece sbarcare nel Trapanese parecchi agenti, non poteva essere ignorato dai mafiosi di Cosa nostra.

Perché l’avvocato di Piera Maggio crede che Matteo Messina Denaro abbia informazioni preziose

“Alcuni giorni fa – ha raccontato sempre Frazzitta raggiunto da Il Giornale – per caso guardavo la trasmissione Non è l’arena di Giletti. Una signora, che dalle mani si vedeva essere molto giovane, l’amica più stretta di Andrea Bonafede, l’alias di Matteo Messina Denaro, la persona con la quale lui si confidava, a un certo punto dice: “Se lo ricontrassi, l’unica cosa che gli chiederei è di dirci dov’è Denise”. Io sono saltato dalla sedia e mi sono venuti in mente Antonio e Stefano Maiorana”.

Antonio e Stefano, padre e figlio, sono i due imprenditori palermitani scomparsi il 3 agosto del 2007. Un caso irrisolto. Cosa c’entrano con Messina Denaro e Denise Pipitone? “Ebbene – ha commentato Frazzitta -, dagli atti dell’ultima indagine su questa vicenda è emerso che Matteo Messina Denaro stava andando a incontrare i Lo Piccolo”.

Lo Piccolo è la famiglia mafiosa che all’epoca controllava il territorio interessato alla scomparsa dei due uomini. Il legale di Piera Maggio, ragionando logicamente, arriva alla seguente congettura: se Matteo Messina Denaro voleva capire come era andata la faccenda dei Maiorana svoltasi non nel territorio in cui dettava legge, sarebbe piuttosto scontato credere che si sia interessato al caso Pipitone che è avvenuto proprio nel Trapanese.

In che modo Messina Denaro potrebbe parlare senza essere registrato

Frazzitta sa bene che se anche Messina Denaro sapesse, non sarebbe facile farlo parlare per svariati motivi (secondo Li Gotti, storico legale dei pentiti, non ci sono possibilità che parli).

“Per il mio lavoro – ha spiegato Frazzitta – mi occupo e mi sono occupato anche di assistere gente che è stata indagata e imputata per reati di mafia e mi rendo conto quanto sia difficile dover rispondere a una qualsiasi domanda, perché poi una cosa tira l’altra, una risposta genera altre domande. Ci sono però strumenti per poter sapere qualche informazione e mi auguro che questi strumenti Matteo Messina Denaro li ponga in essere. Io non dico che debba violare la legge, però in qualche maniera ci può far sapere qualche informazione”.

Il legale, quando gli viene domandato se possa un cittadino, ad esempio Piera Maggio, ottenere un incontro con un detenuto al 41bis per chiedere informazioni, spiega che potrebbe anche esserci un’autorizzazione del magistrato. Tuttavia, la conversazione, in tal frangente verrebbe registrata. Il che potrebbe spingere il detenuto a non dire nulla. Differente il discorso se c’è di mezzo un legale.

“Al di là del fatto se sia possibile o meno – ha sottolineato Frazzitta a Il Giornale – è evidente che se un cittadino incontra Matteo Messina Denaro con un’autorizzazione speciale del magistrato di sorveglianza, che potrebbe benissimo esserci, attenzione, a fronte di una richiesta motivata come può essere quella di una madre che cerca la figlia, credete che questo incontro non venga registrato? E allora, quali sono i colloqui che non vengono registrati per legge? Quelli con gli avvocati. Almeno ufficialmente”.

“Per questo – ha concluso l’avvocato Frazzitta – ho detto che spero che Messina Denaro in una forma non illegale ci faccia arrivare qualcosa. Per questo. E in questo momento sto lanciando una precisa indicazione, che non è tanto Piera Maggio che vada a parlare, ma che lui ci faccia in qualche maniera – attraverso anche il segreto professionale – sapere qualcosa”.

Fonte foto: ANSA

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