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Dengue a Fano, il focolaio con più di 100 casi preoccupa pure gli esperti: quali sono i sintomi e come si cura

Il focolaio Dengue a Fano, nelle Marche, preoccupa pure gli esperti. Massimo Ciccozzi parla di allarme "fondato", quali sono i sintomi e come si cura

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Del rischio Dengue si parla da tempo, soprattutto per l’aumento progressivo dei casi, complici i maggiori spostamenti di cittadini e turisti nel mondo, e il rialzo delle temperature. Ma se finora la situazione in Italia era sotto controllo, adesso è cresciuta l’apprensione. Gli oltre 100 casi del focolaio di Fano, nelle Marche, preoccupano anche gli esperti. I consigli di Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Biomedico di Roma, ai microfoni di Virgilio Notizie.

Quanti casi di Dengue ci sono in Italia? 

Le prime misure di sicurezza erano già scattate, soprattutto negli aeroporti italiani.

Al sistema di Sorveglianza nazionale, infatti, tra l’1 gennaio e l’11 settembre 2023 risultavano 165 casi confermati di Dengue (19 casi autoctoni, con un’età mediana di 35 anni, 55% di sesso maschile e nessun decesso): ma è nelle ultime settimane che si è registrato un boom.

I totem del Ministero della Salute presenti da diversi mesi all’aeroporto di Fiumicino, coi consigli e raccomandazioni ai viaggiatori internazionali sulle malattie trasmesse dalle zanzare

L’ultimo bollettino settimanale del Ministero della Salute, diffuso giovedì 3 ottobre, segnalava 572 casi di Dengue dall’inizio del 2024:

  • 442 associati a viaggi all’estero
  • 130 casi autoctoni

Focolaio Dengue a Fano: cosa sta succedendo?

Intanto, la Regione Marche ha comunicato l’esistenza di 102 casi accertati e 10 probabili nell’area di Fano, in provincia di Pesaro-Urbino, pur precisando che “non si sono verificati episodi gravi né decessi correlati”.

L’Amministrazione ha anche rassicurato che “la situazione è sotto controllo”, ma gli esperti – tra cui ad esempio il virologo Roberto Burioni – lanciano l’allarme, invocando misure contenitive che possano impedire un’ulteriore diffusione della malattia, trasmessa tramite la puntura della zanzara tigre.

Nelle Marche sono stati finora ricoverati 35 pazienti, come “misura di precauzione”, precisa la Regione, “e per procedere più celermente agli accertamenti diagnostici”.

Ad oggi nessuno è rimasto in ospedale per oltre 7 giorni.

Quali sono i sintomi della Dengue?

Ma quali sono i sintomi della Dengue, chiamata febbre spaccaossa? Eccoli di seguito:

  • febbre alta
  • mal di testa acuto
  • dolori nella zona oculare
  • dolori muscolari
  • dolori alle articolazioni
  • nausea
  • vomito
  • irritazioni della pelle

La Dengue ha un periodo di incubazione da 2 a 14 giorni, con una media di 4-7 giorni.

L’intervista a Massimo Ciccozzi

Perché questo allarme? È fondato?

“La verità, tra l’allarmismo puro e l’indifferenza, sta nel mezzo. La preoccupazione, infatti, è fondata nella misura in cui non si fa la prevenzione. In questo caso non è stata fatta da nessuno, non solo in Italia. Ora sembra che siano partite le prime iniziative serie, come la disinfestazione nelle aree interessate, anche se equivale un po’ a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”.

Ma cosa occorre che i cittadini sappiano, perché si proteggano?

“Intanto chiariamo che la trasmissione della Dengue non avviene da persona a persona, ma solo tramite la zanzara. Inoltre il vettore principale, vero, è rappresentato dalla Aedes aegypti, che è la zanzara africana, che noi non abbiamo. Occasionalmente, però, può essere vettore della dengue anche la zanzara tigre, che invece è presente anche nel nostro territorio”.

Si tratta, quindi, di una malattia “importata” e non autoctona?

“Esatto. Ricordiamo che la diffusione avviene soprattutto quando le persone vengono in contatto con il virus in zone endemiche, ma rimangono asintomatiche, come nel 50/60% dei casi, per poi spostarsi geograficamente. Se la zanzara le punge, avendo bisogno di circa 2mm di sangue per pasto, poi pungerà anche altre 4/5 persone, col rischio di trasmettere loro la malattia. I dati del 2023 indicano che su 377 casi totali, il 78% era importato. Lo stesso vale per quelli del 2024, fino al 24 settembre: su 500 l’87% è di importazione. Questo proprio perché la zanzara tigre non il vettore principale, ma è solo occasionale”.

Come si presenta la Dengue e perché è così temuta?

“Tra le malattie tropicali la Dengue è seconda solo dopo alla malaria. Può essere asintomatica o presentarsi con un quadro anche serio che prevede febbre molto alta, detta “spaccaossa”, a volte vomito e diarrea, dolori articolari molto forti. Ha un’incubazione anche molto lunga e senza segnali di allarme, quindi è possibile che un soggetto sia infetto, ma lo ignori e nel frattempo si sposti, aumentando il rischio di diffondere la malattia. Una caratteristica è che, dopo i primi 2 o 3 giorni di febbre alta, questa scompare per poi riapparire dopo 24 ore, ma senza superare i 37,5 gradi, accompagnata però dal classico rush cutaneo che la contraddistingue”

Come si cura? Cosa occorre fare in caso di sintomi?

“Normalmente ha un decorso positivo, si può risolvere da sola nell’arco di 4 settimane. Ma c’è una probabilità dall’1% al 30% di andare incontro alla più seria febbre emorragica. In questo caso si rende necessario il ricovero per le cure messe a punto da uno specialista, che possono prevedere anche una reidratazione importante tramite flebo. Teniamo presente, poi, che la Dengue può essere trasmessa da 4 sierotipi diversi di virus e solo uno dà un’immunizzazione”.

Significa che ci si può riammalare?

“Esatto. È per questo che qualcuno ha invocato la vaccinazione, che però non è possibile effettuare in massa in Italia, che non è paese endemico come invece può esserlo il Brasile. Credo che la vaccinazione sia consigliabile solo ha chi ha già incontrato la Dengue e dunque rischia, con una seconda infezione, di andare incontro a febbre emorragica. È la recidiva che può essere più pericolosa”.

Come evitare di ammalarsi?

“Da un punto di vista generale e istituzionale, occorre una disinfestazione programmata da parte di Regioni, Comuni, ecc. Dal canto loro i cittadini possono proteggersi facendo ricorso ai repellenti. A Fano, ad esempio, tutti dovrebbero applicarli e usare larvicidi, evitando i ristagni di acqua. Ricordiamo che bastano 2 mm di acqua perché la zanzara deponga le sue uova, quindi un sottovaso pieno di acqua rappresenta un ambiente ideale”.

Bisogna temere le zanzare tigre?

“Diciamo che hanno alcune caratteristiche che le rendono insidiose: hanno un volo silenzioso, non le si sente arrivare, pungono sia di giorno che di notte. Ma hanno anche un limite: hanno un batterio, che si chiama wolbachia, non fa loro prendere il virus della Dengue, dunque non le fa ammalare nella maggior parte dei casi. Poi, naturalmente, ci sono le eccezioni”.

Perché, secondo lei, il focolaio si è verificato proprio adesso, a inizio autunno?

“In parte è stata una pura coincidenza, favorita dal meteo: dopo un’estate molto secca, in cui ci sono state meno zanzare, a settembre si sono alternate piogge molto abbondanti a giornate di sole anche caldo, che ne hanno favorito la proliferazione. A questo si devono aggiungere gli spostamenti delle persone, che inconsapevolmente e involontariamente portano con sé a volte anche i virus”.

Fonte foto: ANSA

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