Covid, la terza ondata e l'arrivo della quarta: parla il fisico
Il presidente dell'Accademia nazionale dei Lincei Giorgio Parisi spiega il ruolo delle varianti nella terza ondata e teme una quarta
Le varianti del Sars-CoV-2 corrono sul tutto il territorio nazionale spingendo la nuova fase dell’epidemia e costringendo politica e scienza a inseguire affannosamente i contagi in tutta Italia. Nel dibattito tra l’arrivo di una terza ondata o il prolungamento della seconda si inserisce il fisico e presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Giorgio Parisi, che sul Corriere della Sera aggiunge un elemento ulteriore: “Io non sono preoccupato soltanto per la terza ondata che è in corso, ma inizio a temere per la quarta che potrebbe arrivare il prossimo inverno“.
Lo scienziato sostiene che, seppure si possa considerare la risalita della curva come una recrudescenza della seconda ondata, a sancire il passaggio alla terza è l’arrivo di un fattore nuovo dell’evoluzione dell’epidemia, costituito dalle varianti.
Nell’ultima settimana i nuovi positivi sono aumentati del 32%, determinando, oltre al peggioramento delle fasce di rischio delle Regioni, l’istituzione di nuove zone rosse o “arancione rafforzato” a livello locale per contenere l’espansione dei focolai.
“La mutazione inglese per esempio – dice Parisi – ha una contagiosità superiore del 50% e una letalità più alta del 30%. Mantenendo le misure costanti i casi raddoppierebbero in poco meno di due settimane”. Dati che secondo una sua stima porterebbero, dai 13mila casi di Covid-19, a 50mila nuovi contagi in un mese.
Anche per Parisi lo strumento per scongiurare un conseguente aumento dei decessi è il vaccino: “Se si ritarda la risalita della curva — anche di 2-3 settimane — ma intanto si vaccina speditamente la popolazione anziana, potremmo avere meno decessi e anche meno ricoveri”
A inizio febbraio l’Iss aveva calcolato per la prima volta la prevalenza della variante inglese sul territorio nazionale, aumentata nel giro di un mese fino rappresentare, insieme a quella brasiliana e sudafricana, circa la metà di tutti i contagi registrati negli ultimi giorni.
“Dal momento che non arrivavano segnalazioni di variante inglese pensavo in Italia fosse attorno al 2-3% dei nuovi casi. Ma quando l’Istituto superiore di sanità a inizio febbraio ha detto che era al 18% quello è stato il segnale” rivela Parisi.
Il fisico prova a fare una previsione su quando si potrebbe raggiungere l’apice della curva dei contagi: “Difficile farla. Se domani si decidesse il lockdown totale per 15 giorni il picco sarebbe tra 8-10 giorni. Ma dato che non si può fare una chiusura forte, tutto dipenderà dall’efficacia delle misure almeno locali”.
E infine, proprio sulla scorta di quello che sta accadendo oggi, avverte sul rischio di una quarta ondata all’orizzonte: “Se dovessero spuntare nuove varianti che sfuggono ai vaccini attuali è necessaria una campagna vaccinale di richiamo a dicembre-gennaio. Ma bisogna pensarla ora”.