Coprifuoco, palestre, sci: quando la fine dei divieti anti-Covid
Gli italiani bramano il ritorno alla vita pre-Covid, ma i divieti rendono molte libertà un nostalgico ricordo. A quando il ritorno alla normalità?
Quando sarà possibile spostarsi tra regioni? Quando finirà il coprifuoco delle 22? Quando apriranno cinema e teatri? E palestre e piscine? Dopo una semi-normalità estiva, quando ancora era possibile passeggiare senza l’obbligo di mascherina, gli italiani hanno vissuto più chiusure che aperture, complice una seconda ondata che non tutti immaginavano così violenta.
Abbassare la guardia, dopo l’impennata improvvisa dello scorso autunno, potrebbe sembrare rischioso, ma a quasi un anno dal primo lockdown, non c’è dubbio che i cittadini bramino un assaggio della vita di prima. Che sia una cena al ristorante sotto casa o una serata a teatro, la prolungata assenza di alcune attività non ne ha di certo attenuato la mancanza.
Prima di “tornare a riabbracciarci”, sarà necessario che migliorino due indicatori innanzitutto: il numero di vaccinati e quello di contagiati. Rispetto alla profilassi, alcune stime ufficiali ma preliminari parlavano di 10 milioni di italiani vaccinati entro marzo. Un argine inadeguato a limitare la diffusione del coronavirus e ancora limitato agli ospedali, alle persone con fragilità e agli anziani over 80.
Sull’andamento dei contagi si possono fare soltanto ipotesi. Coesistono visioni contraddittorie, tra il ministro della Salute francese Olivier Véran, che evoca la possibilità di essersi lasciati alle spalle la stagione dei lockdown, almeno in Francia, e chi invece mette in guardia rispetto a una possibile recrudescenza del virus.
Il sistema delle zone non sembra essere per il momento in discussione, né un consistente aggiornamento dei divieti in chiave aperturista sembra possibile prima dell’immunità di gregge, evocata per l’autunno di quest’anno e sicuramente a rischio (non si sa ancora quanto) dopo i ritardi delle aziende nella consegna delle dosi.
Un passo in direzione della normalità invece potrebbe essere dietro l’angolo. Il primo giro di boa sarà il 5 marzo, quando scadrà l’ultimo dpcm di Giuseppe Conte, contenente le attuali limitazioni. Si parla di anticipare alcune scadenze alla metà del mese corrente, mentre in altri casi è più probabile un rinvio a una data in prossimità della quale sarà compito del nuovo governo, presieduto da Mario Draghi, decidere su eventuali aggiornamenti rispetto a ciò che si può e non si può fare.
Spostamenti tra regioni
Per qualche giorno si è temuto che il rinnovo del decreto del 14 gennaio, che tra le altre cose impediva lo spostamento tra regioni, anche gialle, sarebbe passato in secondo piano rispetto agli adempimenti necessari a spianare la strada al nuovo esecutivo. L’ipotesi di una scadenza “per inerzia” era stata paventata dal ministro della Salute Roberto Speranza nell’ultimo vertice di governo. Un’eventualità che, stando alle decisioni del Cdm di venerdì, è stata scongiurata.
Favorevoli alla proroga anche i governatori riuniti nell’ultima conferenza Stato-Regioni. Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e portavoce dell’assemblea, ha parlato di un orientamento condiviso tra i rappresentanti degli enti locali, successivamente accolto da Francesco Boccia, ormai ex ministro degli Affari Regionali e presentato al presidente Mario Draghi.
La nuova deadline per lo stop ai viaggi interregionali è quindi il 25 febbraio, e non il 5 marzo, come inizialmente suggerito dai retroscena. La firma sul rinnovo è quella di Giuseppe Conte e del precedente esecutivo, rimasto in carica fino al giuramento di Draghi e della sua squadra nelle mani del presidente della Repubblica.
Resta in vigore quanto previsto dal precedente decreto anche rispetto ai casi di eccezionalità. In base ai quali è consentito sposarsi tra regioni, anche rosse e arancioni, per motivi di lavoro, salute e necessità. Semaforo verde anche per i viaggi verso le seconde case, ma soltanto con il proprio nucleo familiare e purché si possa dimostrare di averne avuto titolo prima del 14 gennaio 2021.
Piste da sci
Dal 15 febbraio si torna a indossare gli scarponi. Almeno per chi abita nei pressi delle stazioni sciistiche, considerato che il divieto di spostamento tra regioni resta in atto. Anche così, il governo ha voluto concedere agli esercenti una boccata d’aria attraverso il turismo locale. Aprono nel corso della prossima settimana gli impianti in Lombardia, Valle d’Aosta, Veneto, Trentino e non solo.
Restano in piedi una serie di limitazioni, consultabili ad esempio nelle linee guida pubblicate sul sito della regione Lombardia. Sulle piste la capienza massima è fissata al 30%, mentre sulle seggiovie bisognerà osservare un numero massimo di passeggeri pari al 50% nel caso di seggiovie con chiusure a cupola paravento e per cabinovie e funivie, stante comunque l’obbligo di mascherina su qualsiasi impianto di risalita.
Coprifuoco
Il decreto attualmente in vigore non fissa una scadenza anticipata del coprifuoco, come nel caso invece degli spostamenti tra regioni. Il divieto di lasciare la propria abitazione, salvo necessità, dalle 22,00 alle 5,00, resta in vigore fino alla scadenza naturale del provvedimento anti-Covid emanato a inizio anno. La data è quella del 5 marzo.
Come prevedibile, ancora non è partito un dibattito sull’eventuale proroga, sulla quale deciderà il prossimo governo.
Palestre, cinema e teatri
Dall’ultimo incontro Stato-Regioni è emerso un orientamento favorevole ad allineare una serie di scadenze al 5 marzo, quando il Dpcm di gennaio cesserà di avere efficacia.
Oltre al coprifuoco delle ore 22, anche la chiusura di cinema e teatri, nonché di “centri culturali, centri sociali e centri ricreativi” è prevista fino al primo venerdì del prossimo mese. Al momento del rinnovo delle misure emergenziali, da discutere con il nuovo governo, i rappresentanti degli enti locali vorrebbero ragionare su una ripresa graduale delle attività culturali.
Vale anche per le attività sportive di palestre e piscine, che al pari di “centri natatori, centri benessere, centri termali” sono stati sospesi dal provvedimento di Conte, “fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per le attività riabilitative o terapeutiche”, si legge nel testo del decreto.
Le mosse dei governatori
Il limite inferiore del coprifuoco è stato preso in considerazione dal governatore della Lombardia Attilio Fontana per estendere fino a un orario notturno le attività di ristoranti e bar, che in zona gialla sono tenuti ad abbassare le serrande alle 18.
Quello del presidente leghista è stato solo un appello, messo per iscritto sotto forma di lettera al governo centrale e firmato anche di Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico. La proposta ha registrato l’indisponibilità del Comitato tecnico scientifico, preoccupato da una vanificazione degli sforzi e una ripresa dei contagi se le attività di ristoro dovessero riaprire i battenti fino a dopo cena. Più di recente, lo scavalcamento della soglia serale a favore di uno stop dilazionato alle 22 è stato evocato dal numero uno della giunta siciliana, Nello Musumeci, che si è riservato di parlarne con il premier.
In controtendenza rispetto all’atteggiamento “aperturista” di alcuni presidenti di Regione, Vincenzo De Luca ha invocato “misure straordinarie” per la settimana di San Valentino e Carnevale. “Dobbiamo sapere che se in questi giorni avremo le strade e le piazze d’Italia nelle condizioni dello scorso fine settimana dovremo aspettarci nelle settimane successive una vera e propria esplosione di contagi nel nostro Paese”, ha detto l’ex sindaco di Salerno, chiamando in causa direttamente il titolare della Salute.