Covid, allarme di Cartabellotta sulla terza ondata. La previsione
Secondo Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, senza una programmazione si rischia una terza ondata
La seconda ondata “è peggio della prima: viene coinvolto il centrosud, ci aspetta l’inverno con l’influenza, gli operatori sanitari sono demotivati e le istituzioni litigano”.
Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe di Bologna, in un’intervista a La Stampa delinea un quadro tutt’altro che incoraggiante.
“La curva epidemiologica è cresciuta molto e questo ha aumentato i casi positivi, la pressione sugli ospedali e i morti. Paghiamo non aver approntato un tracciamento sufficiente e una prevenzione territoriale adeguata. L’epidemia poteva essere contenuta e gestita meglio”.
Cartabellotta: “Misure insufficienti”
Cartabellotta indica una solo strada percorribile: “Solo il lockdown totale abbatte in un mese del 50 per cento la curva dei contagi. Il governo interviene sempre sui numeri risalenti a 15 giorni fa e si rassegna all’inseguimento del virus. Anche stavolta le misure mi sembrano insufficienti a piegare la curva”.
“Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati e riguardo all’ultimo Dpcm non è chiaro il funzionamento dei 21 indicatori, anche perché questi dati non sono mai stati resi pubblici nel dettaglio. Nell’ultima settimana i nuovi casi sono aumentati del 50 per cento. La curva è in piena crescita esponenziale, anche se la situazione è migliorata dalla settimana precedente quando la crescita era del 90 per cento”.
Cartabellotta: “Si rischia terza ondata a gennaio”
Rispetto allo scontro governo-regioni, “la pandemia mette in evidenza i limiti di un sistema da riformare” commenta. Il governo ha suggerito da tempo alle regioni di valutare delle chiusure, “ma senza garanzia di ristori si assiste allo scaricabarile di responsabilità”. Inoltre nella trasmissione dei dati sui contagi da parte delle regioni “bisognerebbe che tutto venisse reso pubblico per non scoprire mesi dopo carenze di posti, personale e tamponi”.
Dopo le nuove chiusure “è difficile fare previsioni”. Per capire la situazione “bisogna guardare agli ospedali”. Sul Natale “non c’è nessun progetto. La mia idea è che i Dpcm siano frutto di disorganizzazione”. Senza programmazione “rischiamo una terza ondata a gennaio insieme al picco dell’influenza”.