Covid, terapie intensive: alcune regioni a rischio collasso
Lo stato attuale delle terapie intensive: alcune regioni vanno verso la saturazione
“In dieci Regioni la tenuta delle terapie intensive è particolarmente a rischio”. A lanciare l’allarme è il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani-emergenza area critica (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo. “Ci si sta avvicinando alla soglia massima fissata dal ministero della Salute del 30% di posti dedicati a malati Covid occupati”, ha detto all’Ansa.
“Ci troviamo in una situazione di allerta in tutte le Regioni perchè si rischia, nel breve termine, una saturazione dei posti Covid se il trend dei contagi non si modificherà”. Nelle Terapie intensive, avverte, “la pressione sta crescendo e iniziamo a vivere la paura che si possa tornare alla situazione drammatica della prima fase epidemica”.
Il quadro delineato da Vergallo è confermato dal report settimanale sul tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva redatto dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma (Altems).
Report sulle terapie intensive: la situazione in Abruzzo
Secondo il report dell’Università Cattolica, l’Abruzzo avrebbe saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati grazie al decreto 34/2020. Ma questo dato è stato smentito dall’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, come riporta l’Ansa: “In Abruzzo, fortunatamente, non c’è alcuna saturazione del 150 per cento delle terapie intensive. Il sistema è perfettamente in equilibrio e sotto controllo: quel numero emerge semplicemente da una diversa prospettiva con cui sono stati analizzati i dati generali”.
“Attualmente l’Abruzzo ha una dotazione complessiva di 123 posti letto di terapia intensiva – ha precisato l’assessore – che accolgono sia pazienti Covid, sia pazienti non Covid (ovviamente con idonee misure di isolamento). Della dotazione aggiuntiva da istituire per il Covid-19, ne risultano formalmente attivati 7 (ma in realtà ad oggi ne sono stati attivati ulteriori, modulabili secondo le esigenze)”.
“Poiché i pazienti positivi ricoverati in terapia intensiva sono 10, ecco come è stato ricavato il dato del 150 per cento di saturazione”, ha spiegato Verì.
Report sulle terapie intensive: la situazione nelle altre Regioni
Tuttavia altre quattro regioni si stanno avvicinando alla saturazione della capacità massima aggiuntiva: Piemonte (83%), Marche (67%), Campania (66%), Toscana (65%) e Sardegna (63%).
Le altre regioni non presentano ad oggi particolari criticità, con tassi di saturazione lontani dal valore massimo.
Analizzando il tasso di saturazione dei posti letto sui nuovi attivati post DL 34/2020, le Regioni con il tasso di saturazione più alto sono: Valle d’Aosta, Sardegna, Liguria e Campania.
In particolare, se si considera la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il 30% dei posti letto di terapia intensiva in Valle D’Aosta, il 19,4% in Sardegna, il 19,3 in Liguria e il 18,2 Campania sono occupati da pazienti Covid-19. Le suddette percentuali scendono rispettivamente al 16,7%, 11,4%, 12,2% e 11,1% se si prende in considerazione la dotazione prevista in risposta al decreto 34/2020.
Il tasso di saturazione medio calcolato sull’intera penisola è del 10,5% se si considera la dotazione pre DL 34 e del 6,4% se si considerano i nuovi posti letto di TI, in aumento.
Per quanto riguarda poi l’incremento del tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, le percentuali più alte si registrano in Valle d’Aosta (+11,1%), Abruzzo (+4,8%) e Lazio (+4,4%).
“Dobbiamo considerare che le attuali dotazioni di terapia intensiva (e il relativo personale) devono essere sufficienti per i pazienti Covid ma anche per quelli non Covid. Non possiamo immaginare di dedicare nuovamente una risorsa critica dell’Ssn alla pandemia: questo era giustificabile nell’emergenza a marzo, ora non sarebbe giustificabile perché andrebbe a ledere il diritto alla tutela della salute e quindi il rispetto dei Livelli essenziali di assitenza per tutti i cittadini”, sottolinea Americo Cicchetti, Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Allo Spallanzani solo pazienti Covid
Nel Lazio l’aumento dei ricoveri ha indotto le autorità regionali a destinare l’Istituto Spallanzani al ricovero dei soli pazienti Covid.
“A partire da oggi l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive, Lazzaro Spallanzani accetta solo pazienti COVID. Questa disposizione, concordata con la direzione sanitaria e con tutta la rete ospedaliera del Servizio sanitario regionale, è necessaria per garantire la disponibilità dei posti letto per l’emergenza SARS CoV-2” Lo comunica l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio.