Coronavirus: muterà ancora, ma il linguaggio prevede le varianti

Un algoritmo basato sul linguaggio umano potrebbe prevedere le mutazioni dei virus dell’influenza, dell’Hiv e del Sars-Cov-2. Il modello, inventato dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston e pubblicato sulla rivista Science, potrebbe fornire un aiuto fondamentale nella lotta a queste infezioni, e riuscirebbe ad anticipare le varianti con cui i virus cercano di scappare dalle difese immunitarie e dai vaccini. Ne dà notizia l’Ansa.

Grazie a questo studio, fondato sull’utilizzo dell’intelligenza artificale, sarebbe possibile capire in che modo la variante inglese e la variante sudamericana del nuovo coronavirus potrebbero rendere inutili i vaccini attualmente somministrati, con un meccanismo chiamato elusione virale.

Ma in che modo questo algoritmo si collega al linguaggio umano? Le sequenze genetiche delle proteine che ricoprono la superficie dei virus, come la proteina Spike per il Sars-Cov-2 e l’emoagglutinina per il virus dell’influenza, sono come le parole. Si evolvono in maniera casuale in risposta all’ambiente e sono quelle che si adattano in maniera più funzionale sopravvivono nel tempo.

“Il nostro studio rappresenta un promettente ponte concettuale tra il linguaggio naturale e l’evoluzione dei virus”, hanno spiegato i ricercatori del Mit, come riporta l’Ansa.

L’obiettivo è dunque quello di riuscire a decifrare la semantica che rende i virus irriconoscibili al sistema immunitario, come se il nostro organismo e i patogeni parlassero lingue diverse.

I risultati ottenuti sono buoni, considerando che gli algoritmi sviluppati per l’influenza di tipo A, l’Hiv e il Sars-Cov-2 hanno previsto con precisione le mutazioni già avvenute, senza ricevere un addestramento apposito, ma utilizzando solo i dati relativi alle sequenze delle proteine di superficie.