Covid, focolai e seconda ondata: "cosa rischiamo" per Crisanti
Il microbiologo Andrea Crisanti non risparmia critiche a tecnici e politici e mette in guardia sull'evoluzione della pandemia di coronavirus
Andrea Crisanti, microbiologo di Padova e promotore dell’utilizzo esteso dei tamponi in Veneto, ha fatto il punto dell situazione sull’emergenza coronavirus in Italia nel corso di un’intervista concessa a ‘La Repubblica’. Crisanti, che aveva già lanciato una ‘frecciata’ a Zaia sul nuovo focolaio in Veneto, ha ribadito: “Io lo avevo detto il 7 aprile che saremmo andati incontro a un periodo con diversi focolai. L’importante è capire perché queste cose accadono. Il virus continua a circolare anche da noi. Il problema non è impedire che i focolai si accendano, perché sono inevitabili, ma tenerli sotto controllo”.
Secondo il microbiologo, per controllare i focolai “vanno fatti tanti tamponi, a tutta la rete di contatti. A parenti, amici, vicini di casa, colleghi delle persone colpite. Poi bisogna procedere con isolamenti e quarantene“.
La critica di Crisanti: “Come si fermano in questo momento migliaia di giovani che hanno ricevuto messaggi contraddittori? Prima gli hanno detto che il virus era morto, poi che la mascherina non serviva, poi di nuovo che invece è fondamentale. Se fossi un diciassettenne che deve stare con la sua ragazzetta penserei che gli adulti sono degli idioti”.
Nel mirino del microbiologo ci sono “sia tecnici che politici“.
Poi Crisanti ha sottolineato: “Vorrei ricordare la lettera dei dieci esperti che hanno detto che praticamente il virus era morto, senza presentare nessuna evidenza. La gente li ascolta e gli dà credito, anche perché tante persone da mesi aspiravano a una boccata d’aria”.
Ancora Crisanti: “Chi minimizzava ora sembra parlare un po’ meno? Era meglio che non avessero parlato neanche prima. Si diceva di un virus più debole e invece l’imprenditore veneto è in terapia intensiva, la malattia può essere ancora pesante”.
La chiosa finale è sul rischio seconda ondata di coronavirus in autunno: “Se questi comportamenti non vengono in qualche modo corretti le conseguenze saranno più serie. Rischiamo di avere più focolai, oltre a falsi allarmi dovuti a banali malattie da raffreddamento. Ricordiamo che le risorse della sanità rimangono le stesse e il lavoro potrebbe moltiplicarsi. La situazione rischia di diventare caotica“.