Chi era Giorgio Scanu, l'italiano linciato dalla folla in Honduras

Le immagini del violento linciaggio ad opera di una folla di “600 persone”, che ha provocato la morte di un uomo italiano in Honduras, sono difficili da dimenticare. Giorgio Scanu aveva lasciato la Sardegna, sua terra d’origine, più di 20 anni fa, per rifarsi una vita in America; al Corriere della Sera, uno dei suoi più cari amici ha raccontato lo stupore e il dolore nell’aver appreso la notizia della sua morte.

Italiano ucciso in Honduras, il racconto dell’amico

L’amico della vittima ha espresso incredulità per l’accusa mossa dalla folla inferocita nei confronti di Scanu, e cioè che avesse ucciso un vicino per vendicarsi di un torto (l’aver tagliato un albero nel suo giardino). “Lo escludo assolutamente – ha detto l’amico – la violenza non era nel suo modo di essere. Che cerchino la verità. È stato ammazzato con ferocia barbara“.

Giorgio Scanu era in pensione ma aveva ancora molti progetti, stando al racconto dell’amico: “Voleva aprire un ristorante a Tegucigalpa”.

Dalla Sardegna, Scanu era volato in America Centrale dopo un matrimonio durato pochi mesi e la nascita di un figlio; lavorava come tecnico di telefonia, poi è arrivata la crisi e la cassa integrazione. Da qui la scelta di partire verso quella terra così lontana.

Il passato da calciatore

Scanu ha avuto anche un passato da calciatore a livello dilettantistico, costruendosi una certa fama: “Lo chiamavano ‘Terrore’ perché in campo era deciso, gli attaccanti avversari giravano al largo. Giocava duro ma corretto. Ed era rispettato”, hanno ricordato i conoscenti al Corriere della Sera.

Dopo le difficoltà riscontrate i primi anni dopo il trasferimento in America, Scanu era riuscito a rifarsi una vita in Honduras, con una nuova moglie e due figli. “Qui è tutta un’altra mentalità, l’Italia e la Sardegna sono un’altra cosa”, diceva. “Sono ormai vicino alla pensione e vedo che qui non c’è lavoro. Che cosa ritorno a fare?“.