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Chi era Cloe Bianco, prof transgender morta suicida. La sua storia, le ultime parole, il ricordo alla Camera

Cloe Bianco si è uccisa nella solitudine del suo camper, isolata da una società che non ha compreso la sua identità e per questo l'ha condannata

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Cloe Bianco si è tolta la vita. L’ha fatto nella solitudine del suo camper, dopo aver consumato i suoi pasti preferiti, un bicchiere di vino, e dopo aver scritto il suo testamento su un blog. Le parole di Cloe Bianco, professoressa transgender che si è data fuoco nella sua casa mobile, infliggono una ferita profonda nel cuore della nostra società.

Si è parlato molto, nelle scorse ore, di questa tragica vicenda, accaduta proprio nel mese del Pride. Si è parlato della scoperta del cadavere carbonizzato, si è scritto – erroneamente – che apparteneva a “un prof che si faceva chiamare Cloe”, è stato ricondiviso sui social l’ultimo addio sul blog che la donna, in cuor suo, era convinta che nessuno avrebbe letto.

Le ultime parole di Cloe Bianco

Cloe Bianco si è uccisa lo scorso 10 giugno dopo aver scritto sul suo blog queste parole, rimbalzate su social e giornali: “Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte“.

“In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco – scriveva Bianco – gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò”.

“Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto”, termina il post.

Il coming out, la sospensione dall’insegnamento, la solitudine

Nel 2015 Cloe Bianco fece coming out coi suoi studenti. Si presentò in classe indossando gli abiti che rispecchiavano la sua identità di genere, quelli di una donna, e disse ai suoi alunni che da quel giorno sarebbe stata Cloe. Quel gesto coraggioso però le costò caro, e sollevò un’ondata di indignazione tra alcuni genitori della classe.

Uno di essi scrisse una lettera all’assessora della Regione Veneto, in quota FdI, Elena Donazzan, la quale la pubblicò sul suo profilo Facebook.

Nel post, il genitore esprimeva il proprio disagio per il comportamento di Cloe Bianco, e da lì ebbe inizio per la prof un vero e proprio calvario che la allontanò dall’insegnamento: prima con una sospensione e poi con un demansionamento. Come se Cloe Bianco non fosse adatta a quel ruolo, per il quale era invece preparatissima; come se dovesse nascondersi.

La rabbia di Luxuria, il ricordo alla Camera

La notizia della morte di Cloe Bianco e la sua storia hanno riacceso la polemica, ma stavolta chi aveva puntato il dito 7 anni fa si è ritrovato il dito puntato contro. Vladimir Luxuria, in un tweet, ha scritto: “Chiedo a Elena Donazzan se non si sente almeno un po’ in colpa per il suicidio della docente transgender Cloe Bianco della quale lei volle spietatamente l’esclusione dalla scuola”.

E sullo stesso tenore, in tanti anno criticato le parole dell’assessora Donazzan. Tra loro anche il deputato Pd Emanuele Fiano, che in un discorso alla Camera ha voluto ricordare così l’insegnante scomparsa: “Cloe era un essere umano che amava insegnare ai propri studenti. E così Cloe Bianco fu attaccata, isolata, privata del proprio lavoro, della propria dignità. Colpevole di essere una persona transgender, Cloe Bianco decise di rifugiarsi in un camper”, dove si è infine uccisa.

Fonte foto: Twitter

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