Caso Saman, i parenti giurarono sul Corano di non parlare del delitto: nuovi dettagli sulla terribile vicenda
I parenti di Saman Abbas, sospettati di aver ucciso la ragazza, avrebbero stretto tra loro un patto del silenzio "con giuramento religioso sul Corano"
Emergono nuovi dettagli sul caso di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) il 30 aprile 2021. Secondo quanto riportato dagli atti dell’inchiesta dei carabinieri e della Procura reggiana, depositati in vista del processo a cinque familiari, i due genitori, uno zio e due cugini, i parenti della giovane avrebbero stretto un accordo tra loro, “con giuramento religioso sul Corano”, che imponeva il divieto di rivelare ad altri il nome dei partecipanti al delitto e le modalità dell’omicidio della 18enne.
Patto del silenzio fra gli imputati
Secondo quanto riferito da Il Resto del Carlino e dalla Gazzetta di Reggio, sarebbe stato uno degli imputati, il cugino Ikram Ijaz, a confidare questo patto omertoso ad altri detenuti nel carcere di Reggio Emilia e a marzo 2022 il racconto è finito in un’annotazione della polizia penitenziaria.
Ikram avrebbe confidato ai compagni di detenzione di aver partecipato al delitto e ha aggiunto che insieme a Danish Hasnain, zio di Saman pure lui arrestato, avrebbero dovuto assassinare anche il fidanzato della giovane.
La confessione del padre
Intercettato, il padre della 18enne avrebbe ammesso di aver ucciso la figlia: l’uomo è attualmente latitante, mentre in carcere ci sono lo zio e due cugini.
L’intercettazione, emerse nella mattinata di venerdì 23 settembre e riportata da Ansa, risale ad un mese dopo la scomparsa di Saman Abbas. Sparita nel nulla il 30 aprile 2021, da subito gli inquirenti hanno sospettato della famiglia della 18enne.
Ad alimentare i dubbi, la fuga in Pakistan dei genitori della 18enne, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. Proprio il padre, l’8 giugno 2021, avrebbe confessato l’omicidio parlando al telefono con un parente. La conversazione è agli atti del processo.
Estradizione, il Pakistan prende tempo
L’ambasciata del Pakistan in Italia ha risposto in merito alla richiesta di estradizione firmata un anno fa dalla ministra Marta Cartabia nei confronti dei genitori della diciottenne, latitanti nel loro Paese, fra i cinque indagati per la morte della ragazza.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, l’ambasciata ha spiegato che “la richiesta di estradizione avanzata da parte del Governo italiano nei confronti dei genitori di Saman Abbas è stata approvata in linea di principio ed è in corso. Al momento, la procedura, da parte nostra, in base al quadro giuridico pakistano, è in fase di completamento”.