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Casarini e i soldi della Cei al centro delle intercettazioni dell'inchiesta di Ragusa sulla Ong Mediterranea

I dettagli dell'inchiesta sulla Ong Mediterranea e Luca Casarini: ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e intrecci con la Cei

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

L’inchiesta in corso sulla Ong Mediterranea e l’attivista Luca Casarini rivela dettagli intricati. Le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la violazione del codice della navigazione hanno portato a richieste di rinvio a giudizio. Nel mirino anche le presunte relazioni finanziarie con la Chiesa, evidenziate da donazioni e finanziamenti. Casarini respinge le accuse come “totalmente false”, minacciando querele, ma emergono intercettazioni che svelano conversazioni sul sostegno economico della Chiesa e presunti legami con vescovi vicini a Papa Francesco.

L’inchiesta su Casarini

L’inchiesta della Procura di Ragusa ha gettato luce su una serie di aspetti complessi riguardanti Luca Casarini e la Ong Mediterranea. In merito alla richiesta di rinvio a giudizio, legata all’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice di navigazione, il gip prenderà la decisione il 6 dicembre.

Il contenuto degli atti investigativi è stato divulgato da Panorama e dalla Verità, rivelando una cornice nella quale l’attivista e la Ong Mediterranea avrebbero operato nel salvataggio dei migranti.


Luca Casarini ha negato tutte le accuse, minacciando querele e parlando di “attacco a Papa Francesco”

L’accusa e la replica

In base a tali prove, Casarini sarebbe “destinatario di 6 mila euro di emolumenti mensili ” dalla Chiesa, una cifra che gli avrebbe “permesso di pagare l’affitto di casa e la separazione senza andare a lavorare in un bar”.

L’attivista ha negato categoricamente le accuse, definendo le frasi rivelate come “totalmente inventate”. Tuttavia, emergono dettagli di un rapporto finanziario con la Chiesa, con l’ipotesi che tali fondi gli possano aver consentito di affrontare spese personali.

Uno degli indagati, Giuseppe Caccia, avrebbe espresso disappunto per la mancata pubblicità del finanziamento da parte della Chiesa alla Ong. L’inchiesta include intercettazioni che suggeriscono un legame così forte con i vescovi vicini a Bergoglio da far ritenere Casarini il “ghost writer di Francesco” dopo un’omelia papale.

Le contestazioni

La Procura contesta a Casarini anche l’aver ricevuto 125 mila euro dalla compagnia danese Maersk, proprietaria della nave coinvolta nel salvataggio dei migranti poi confluiti nella Mare Jonio della Ong Mediterranea. Un’operazione che, si ipotizza, potrebbe essere avvenuta quindi per semplici interessi economici.

In questo complicato intreccio sarebbero coinvolti il cardinale Matteo Zuppi e il cappellano della nave, don Mattia Ferrari, come figure chiave nel rapporto finanziario con la Cei.

In una delle intercettazioni, emergerebbe che il cappellano della nave avrebbe avuto l’ardire di “chiedere fondi a Francesco”, parlando tra l’altro della Chiesa come “il nostro Soros”. Zuppi sarebbe invece a suo avviso “troppo prudente” e il suo atteggiamento attendista nel finanziare la Ong, con conseguenti ritardi nel versare le somme, gli avrebbe “rotto i co….ni”.

Casarini respinge nettamente tutte le affermazioni, dichiarando di non vedere l’ora di dimostrare la falsità delle accuse e lamentando di essere strumento di un attacco a Papa Francesco.

Fonte foto: ANSA

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