Carabiniere ucciso, nuovi punti oscuri sul collega Varriale
Secondo la ricostruzione, il collega di Rega si trovava nella piazza un'ora prima che il pusher chiamasse il 112
Sono numerosi i punti oscuri nell’inchiesta sull’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso con 11 coltellate da un ragazzo americano in vacanza a Roma con un amico.
Ai dubbi sulla chiamata del pusher al 112, si aggiunge un nuovo mistero. Secondo quanto emerge da una ordinanza con cui il gip ha convalidato l’arresto dei due giovani americani, sembra che il collega del militare ucciso, Andrea Varriale, fosse stato già in piazza Mastai, dove verrà poi identificato il pusher che ha denunciato il furto dello zainetto. La cosa strana è che il brigadiere si trovava in quella piazza un’ora prima che l’uomo chiamasse il 112 per denunciare il fatto.
“Alle 2.04 e 22 secondi del 26 luglio – si legge nell’atto ripreso da Il Corriere della Sera – la Centrale operativa dei carabinieri riceveva la richiesta di intervento da parte di Brugiatelli (pregiudicato, sottolinea il giudice, n.d.r.) che riferiva di aver già provato a contattare i responsabili del furto”.
Nella descrizione dell’evento fatta dal Varriale c’è scritto: “Emerge che poco prima di ricevere l’incarico di effettuare l’operazione in abiti civili volta al recupero dello zaino di Brugiatelli, alle ore 1.19 (quasi un’ora prima della chiamata, n.d.r.) Varriale era intervenuto in piazza Mastai su ordine del maresciallo Pasquale Sansone, anch’egli effettivo presso la stazione Farnese, il quale gli riferiva di trovarsi sul posto unitamente ad altri operanti per la ricerca di un soggetto che si era dato alla fuga dopo aver consegnato ai militari un involucro bianco contenente tachipirina”.
Più avanti nell’atto, il collega di Rega racconta la sua versione dell’aggressione. Nella sua ricostruzione, lui e il carabiniere si sono identificati nonostante gli abiti in borghese: “Il vice brigadiere Cerciello Rega, a breve distanza da me, ingaggiava una colluttazione con l’altro giovane e ricordo di aver sentito le urla del mio collega che profferiva testuali parole: fermati siamo carabinieri, basta”. “Prima di accasciarsi – ha raccontato ancora Varriale – ha detto: “Mi hanno accoltellato” “.