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Carabiniere trasferito perché è l'amante della moglie del suo comandante. La vicenda finisce in tribunale

Carabiniere trasferito per incompatibilità ambientale: il capitano voleva punirlo per avere intrapreso una relazione sentimentale con sua moglie

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Un carabiniere è diventato l’amante della moglie del suo comandante e questa relazione è stata punita sotto il profilo disciplinare con il trasferimento “per incompatibilità ambientale”. La vicenda ha innescato denunce finite poi con condanne, una delle quali annullata.

Il brigadiere innamorato

La vicenda ha inizio in un comune del Veronese ed è il ‘Corriere del Veneto’ a darne notizia. Tutto comincia nel giugno del 2008.

La protagonista femminile di questa storia è la moglie del capitano della compagnia dei carabinieri di un grosso comune in provincia di Verona.

Il loro matrimonio però è in crisi e la donna allaccia una relazione sentimentale con un altro carabiniere, un brigadiere  che ricade sotto il comando di suo marito.

I due vengono un giorno sorpresi in “affettuosa intimità” e questa condotta ritenuta “disdicevole e poco opportuna” viene punita con un giorno di consegna e con il trasferimento per incompatibilità ambientale presso altra sede, sempre nel Veronese.

A dare il via al procedimento contro il brigadiere è una nota inviata ai superiori. Nota redatta dal comandante di stazione con l’avallo del comandante-marito.

In essa si mette nero su bianco che il brigadiere e la donna sono stati visti “seduti al tavolo di una gelateria, intenti a consumare una bibita amoreggiando, incuranti dei presenti e mentre le figlie minori dei due giocavano”.

Dichiarazioni in seguito smentite una volta appurato che all’epoca del fatto le bambine erano altrove.

Condannati gli autori della nota

Gli autori della nota, il marito della donna e l’altro comandante, vengono così condannati per “falsità ideologica in atto pubblico”. La sentenza in primo e secondo grado: 3 anni e 4 mesi.

Il comandante-marito rinuncia però al ricorso in Cassazione, mentre l’altro comandante impugna la sentenza. Il verdetto degli Ermellini nel terzo grado di giudizio: annullamento della pena per “avvenuta prescrizione” del reato.

Il monito dei giudici della Cassazione

Con il verdetto è però arrivato il monito dei supremi giudici: “Il pubblico ufficiale non può certo redigere atti falsi per avviare procedimenti disciplinari finalizzati a ‘stigmatizzare’ fatti ritenuti poco convenienti, come in questo caso la relazione sentimentale con una donna sposata e non ancora legalmente separata”.

Fonte foto: ANSA

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