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Bambino di 8 anni affetto da Adhd allontanato da un gruppo scout di Roma, la denuncia della mamma

Il caso di un bambino affetto da Adhd che è stato escluso dai “lupetti” di un gruppo scout di Prati, a Roma, sollevato dalla mamma del piccolo

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Un bambino di 8 anni affetto da Adhd di tipo combinato con deficit dell’attenzione e iperattività è stato escluso da un gruppo scout di Roma. Il caso è stato sollevato dalla madre del piccolo, che ha scritto una lunga lettera al Gazzettino. La vicenda riguarda un gruppo scout, per l’esattezza della fascia d’età “lupetti”, del quartiere Prati.

I motivi dell’esclusione del bambino dagli scout

Il piccolo, il cui nome è Francesco, era entusiasta di partecipare alle attività del gruppo scout. Ma secondo quanto raccontato dalla madre, dopo il cambio dei responsabili della sezione “lupetti” le è stato comunicato che il bambino era troppo difficile da gestire.

Per questo motivo, circa due settimane fa, il capogruppo ha detto alla donna che suo figlio non avrebbe fatto più parte del gruppo scout.

La gioia dei genitori dopo il primo campo

“Francesco era entusiasta di frequentare il gruppo di bambini, con infinita gioia mia e di suo papà. Alla prima riunione, unitamente al versamento della quota annuale, io e mio marito abbiamo fornito ai responsabili del gruppo le certificazioni che attestano le difficoltà di nostro figlio”, si legge nella lettera della mamma del bambino.

La stessa racconta della gioia provata quando, la scorsa estate, Francesco è riuscito a fare il primo campo per una settimana. “Per lui è stata un’esperienza unica.

Non faceva che raccontare le sue scoperte, i giochi e cosa più importante, l’interazione con altri coetanei”, scrive la madre nella lettera inviata al Gazzettino.

Il cambio dell’organico e la comunicazione ai genitori

Tutto liscio, quindi, fino a quando l’organico non cambia. E anche Akhela, un’assistente “dolce e paziente” con la quale il bambino era molto in sintonia, non si occupa più del gruppo dei lupetti.

“Dopo questo cambio sono stata puntualmente subissata di lamentele circa il disturbo che il bambino arrecava con la sua irrequietezza, nonché il modo di esprimersi a detta loro “poco consono”, prosegue la donna. Poi, due settimane fa, la comunicazione dell’esclusione perché, come spigato dal capogruppo alla mamma, “non erano in grado di contenerlo, né si sentivano di seguirlo ancora”.

Una mossa che è stata definita, dalla donna, “un colpo basso” perché “abbiamo letto nello sguardo di nostro figlio la delusione e il grande dispiacere”.

Cos’è l’Adhd

Classificato nella categoria dei disturbi del neurosviluppo, il disturbo da deficit di attenzione iperattività (Adhd) include un gruppo di condizioni che esordiscono nel periodo dello sviluppo e si caratterizzano per un deficit che provoca una compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo. I soggetti affetti da Adhd presentano livelli invalidanti di disorganizzazione e/o iperattività-impulsività.

“Siamo coscienti che questo chi ha una scarsa cognizione della patologia possa temere per l’incolumità dei propri figli. Tuttavia, siamo certi che un’adeguata informazione può aiutare a gestire questi ragazzi meno fortunati di altri, senza dover tradire le loro aspettative”, si conclude la lettera della mamma del piccolo Francesco.

 

Dopo la pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto (e volentieri pubblichiamo) alcune richieste di precisazioni dal capo gruppo Scout in Emilia Romagna. La lettrice sottolinea che i gruppi scout sono composti interamente da volontari che fanno parte dell’AGESCI che ha come scopo “fare servizio agli altri”. “Non siamo assistenti ma solo capi scout volontari e ogni anno i capi che seguono una specifica branca possono cambiare proprio in ragione del fatto che, essendo volontari e avendo esigenze personali potrebbero non più rinnovare la propria disponibilità al servizio o necessitano di cambiare branca”, spiega la lettrice. Il motto dei capi scout è fare del proprio meglio, “ma non siamo operatori dell’AUSL e nemmeno educatori scolastici, pertanto non possiamo essere paragonati all’organico, inteso in senso scolastico”. In qualità di capo scout, la lettrice sottolinea che se uno staff composto da 2-3 capi (con 20/25 bambini), non è umanamente in grado di gestire un bambino è giusto che lo faccia presente ai genitori. In riferimento al caso sollevato dalla mamma del bambino, la lettrice spiega che “evidentemente l’anno precedente c’erano state le condizioni più favorevoli per far sì che il gruppo dei lupetti potesse essere gestito anche con la presenza di Francesco”.

Fonte foto: ANSA

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