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Antitrust contro Armani e Dior, nel mirino alcune società dei due gruppi per lo sfruttamento dei lavoratori

L'Antitrust ha aperto un'istruttoria su alcune società del gruppo Armani e del gruppo Dior: quali sono le accuse

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di alcune società di due colossi della moda, Armani e Dior, per presunte violazioni delle norme del Codice del consumo. Nel mirino dell’Autorità ci sono possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita di articoli e di accessori di abbigliamento.

Antitrust contro Armani e Dior, avviata istruttoria

Con una nota diffusa mercoledì 17 luglio, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha annunciato di aver avviato un’istruttoria nei confronti di due società del gruppo Armani (Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A.) e di tre del gruppo Dior (Christian Dior Couture S.A., Christian Dior Italia S.r.l. e Manufactures Dior S.r.l.).

L’Antitrust vuole fare luce su possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita dei prodotti e su informazioni non corrette rispetto agli standard e alla sicurezza sul lavoro lungo la filiera.

Quali sono le accuse

Secondo l’Antitrust, le società dei gruppi Armani e Dior potrebbero avere “presentato dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere, in particolare riguardo alle condizioni di lavoro e al rispetto della legalità presso i loro fornitori”.

Inoltre le società avrebbero “enfatizzato l’artigianalità e l’eccellenza delle lavorazioni. A fronte di tali dichiarazioni, per realizzare alcuni articoli e accessori di abbigliamento, le società si sarebbero avvalse di forniture provenienti da laboratori e da opifici che impiegano lavoratori che riceverebbero salari inadeguati”.

“Inoltre opererebbero in orari di lavoro oltre i limiti di legge e in condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti, in contrasto con i livelli di eccellenza della produzione vantati dalle società”.

L’inchiesta della procura di Milano

L’Antitrust precisa di aver avviato l’istruttoria anche a seguito delle indagini condotte dalla Procura di Milano. Tra aprile e giugno 2024, infatti, il Tribunale di Milano ha messo in amministrazione giudiziaria le società Giorgio Armani Operations e Manufactures Dior.

Secondo la procura milanese entrambe le società, che fanno capo ai Gruppi Armani e Dior, non avrebbero vigilato a sufficienza sulla propria filiera.

Avrebbero appaltato la produzione a fornitori che non sarebbero stati in grado di produrre internamente e avrebbero pertanto commissionato a loro volta la produzione a società colpevoli di caporalato.

La replica del gruppo Armani

Il gruppo Armani “prende atto dell’inizio di un procedimento per asserite pratiche commerciali scorrette che sarebbero relative ad alcuni aspetti della comunicazione istituzionale”.

In una nota la casa di moda afferma che le società interessate “assicurano piena collaborazione con l’Autorità procedente, ritengono infondate le ipotesi delineate e sono fiduciose che gli accertamenti avranno esito positivo” .

Codacons: “Danno per i consumatori”

“Se confermati gli illeciti per cui procede l’Antitrust, si configurerebbe un danno sia per i consumatori che acquistano capi e accessori dei due marchi, sia per i lavoratori, sottopagati e costretti a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza”. Lo afferma il Codacons in una nota, commentando l’istruttoria aperta dall’Antitrust.

“I consumatori che acquistano prodotti dei due colossi della moda spendono somme non indifferenti per acquistare capi di abbigliamento, calzature e accessori che, sulla carta, dovrebbero rappresentare l’eccellenza della qualità e delle lavorazioni”, spiega il Codacons.

“Le accuse dell’Antitrust sembrano però dimostrare il contrario, evidenziando come le forniture provengano da laboratori che impiegherebbero lavoratori con salari inadeguati, orari di lavoro oltre i limiti di legge e condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti. Elementi che renderebbero del tutto ingiustificati i prezzi altissimi praticati dai due marchi al pubblico, realizzando un evidente danno per i consumatori. Si creerebbe inoltre un evidente squilibrio tra i ricavi dei due colossi della moda e i salari dei lavoratori, sfruttati e sottopagati”.

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