Manufactures Dior Srl e le borse fatte da operai cinesi, società in amministrazione giudiziaria per caporalato
Manufactures Dior Srl è stata mandata in amministrazione giudiziaria per caporalato: le sue borse erano fatte da operai cinesi sfruttati in Italia
L’azienda Manufactures Dior Srl, parte del ramo italiano del famoso marchio di moda, è stata messa in amministrazione giudiziaria da parte della procura di Milano con accuse di caporalato; le borse sarebbero state create da operai cinesi sfruttati.
- Le accuse di caporalato contro Manufactures Dior Srl
- Azienda in amministrazione giudiziaria
- Quanto costavano le borse fatte dagli operai cinesi sfruttati
Le accuse di caporalato contro Manufactures Dior Srl
La procura di Milano ha chiesto l’amministrazione giudiziaria per l’azienda Manufactures Dior Srl, controllata da Christian Dior Italia, a sua volta parte del colosso del lusso LVMH, di proprietà di Bernard Arnault, uno dei miliardari più ricchi al mondo.
L’accusa è quella di caporalato. L’azienda avrebbe ignorato in maniera colposa le lacune in fatto di diritti dei lavoratori dei propri fornitori per poi vendere i prodotti, sotto marchio Dior, nelle boutique italiane.
Uno dei laboratori perquisiti dai carabinieri
La produzione era affidata alle aziende Pelletteria Elisabetta Yang e Nwe Leather srl, dislocate tra Milano e la Brianza le quali sono accusate direttamente di: “condizioni di lavoroin queste società tali da integrare gli estremi dell’illecito sfruttamento del lavoro”.
Azienda in amministrazione giudiziaria
La procura ha richiesto di mandare l’azienda in amministrazione giudiziaria in modo da “bonificare” i rapporti con i fornitori. L’obiettivo quindi sarebbe quello di individuare aziende regolari, che non presentino criticità nello sfruttamento del lavoro.
Alcuni degli opifici perquisiti dai carabinieri, tra cui uno gestito da una coppia cinese a Opera, presentavano: “Macchine dalle quali per aumentare la capacità produttiva sono stati rimossia discapito dell’incolumità i dispositivi di sicurezza”
Le condizioni dei lavoratori erano pessime. Pagati in nero, dormivano e mangiavano sul luogo di lavoro, dove erano stati ricavati bagni, una cucina e alcune stanze da letto per ospitarli.
Quanto costavano le borse fatte dagli operai cinesi sfruttati
Questo ovviamente portava a enormi differenze tra il prezzo che l’azienda controllata dal ramo italiano di Dior pagava per le borse che comprava presso questi fornitori e quello poi esposto alla clientela.
Secondo i calcoli degli investigatori, per la manifattura di un prodotto in pelle l’azienda spendeva circa 56 euro. L’articolo finito in negozio era poi venduto ai clienti a un costo che poteva superare i 2.600 euro.
Il tribunale nominerà una figura che sarà incaricata, con ampi poteri di riportare nella legalità i rapporti tra Manufactures Dior Srl e i suoi fornitori. Si tratta soltanto di una misura di prevenzione e non sarebbero in corso procedimenti penali.