Alessia Pifferi in aula per la morte della figlia: "Non l'ho uccisa, non sono un mostro". E accusa la famiglia
Durante il processo Alessia Pifferi ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula: "Non sono un mostro, il mio ergastolo è la morte di mia figlia"
“Non sono un mostro”, questo e altro nella dichiarazione spontanea che Alessia Pifferi ha rilasciato in aula nel processo che la vede imputata per omicidio volontario nei confronti di sua figlia Diana, morta di stenti ad appena 18 mesi dopo essere stata lasciata da sola in casa per sei giorni. In dieci minuti di intervento la 38enne ha respinto le accuse, specialmente quelle sulla premeditazione, e ha puntato il dito contro la famiglia per alcune presunte mancanze circoscritte agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Inoltre, Alessia Pifferi ha riferito di aver subito aggressioni da parte di altre detenute.
- Alessia Pifferi: "Non sono un mostro"
- Le accuse alla famiglia in aula
- Il nome del presunto violentatore durante il processo
Alessia Pifferi: “Non sono un mostro”
Venerdì 12 aprile Alessia Pifferi ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula. La 38enne ha parlato per circa dieci minuti prima della requisitoria del pm, ovvero quel momento del processo in cui l’accusa formula la propria richiesta ai giudici. Nel suo intervento, Alessia Pifferi ha toccato vari punti della vicenda, dalle responsabilità della sua famiglia ad alcune aggressioni che avrebbe subito e subirebbe da parte di alcune detenute.
Nell’ordine, Alessia Pifferi ha parlato della morte di sua figlia Diana e ha respinto l’etichetta di “mostro”. Le sue parole: “Non ho mai voluto far del male a mia figlia, non l’ho mai ammazzata, non ci ho mai pensato, non ho mai voluto farlo, non ho mai pensato che a Diana poteva succedere una cosa del genere, non è stata una cosa premeditata“.
Ancora: “Non sono né un’assassina né un mostro, sono una mamma che ha perso sua figlia”. Inoltre, Alessia Pifferi ha aggiunto: “Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina”. L’ergastolo, infatti, è la condanna prevista per il reato contestato dall’accusa.
Alessia Pifferi si è accorta della morte della figlia Diana il 20 luglio, ovvero una volta rientrata da una piccola vacanza a Leffe (Bergamo) di sei giorni insieme al compagno. La 38enne è stata arrestata nella notte tra il 20 e il 21 luglio 2023. Dalle prime indagini era emerso che la donna era solita lasciare la bambina da sola, talvolta per un weekend e altre volte per uscire a fare la spesa.
Le accuse alla famiglia in aula
Come già detto, nel corso delle dichiarazioni spontanee Alessia Pifferi ha puntato il dito contro la famiglia e ad essa ha attribuito trascuratezza e altri problemi. Ad esempio, secondo l’imputata la famiglia sarebbe stata al corrente di alcune problematiche di cui sarebbe stata tenuta all’oscuro. Quindi ha affermato: “Se me ne avessero parlato, non so con quale metodo, ma mi sarei curata e non ci troveremmo in questa situazione”.
Problematiche, queste, di cui Alessia Pifferi sarebbe venuta a conoscenza solamente “grazie alla mia avvocatessa che ha trovato i documenti che attestano le patologie che ho”. Inoltre, l’imputata avrebbe vissuto un’infanzia da “bambina isolata. Non avevo amici della mia età” e soprattutto avrebbe avuto a che fare con un padre violento. Su questo ultimo aspetto si è soffermata con queste parole: “Aveva un carattere violento e spesso picchiava anche mia mamma e io assistevo a queste sceneggiate”.
C’è stato anche un ritorno sulla questione degli insegnanti di sostegno, aspetto sul quale si era già pronunciata la madre, e in aula ha rivelato anche di essere stata costretta a ritirarsi da un corso per operatrice sanitaria in quanto “dovevo accudire mia madre perché stava male”. Per questi motivi avrebbe sempre avuto problemi di sussistenza, motivo per il quale “tutti gli uomini che ho avuto mi prendevano in giro e giocavano con me”.
Il nome del presunto violentatore durante il processo
Inoltre, Alessia Pifferi ha parlato di un episodio di violenza sessuale e ha fatto il nome del suo presunto aguzzino, riferendo di non averne mai parlato prima per il timore di non essere creduta. Da questo racconto la sorella, Viviana, in altre occasioni ha mantenuto un certo distacco. Raggiunta dalle telecamere di ‘Pomeriggio Cinque’, Viviana Pifferi aveva commentato: “Posso solo dire che la persona di cui parla non c’è più, come del resto mio papà, che non c’è più”.