Variante Omicron 2 sintomi, dov'è diffusa in Italia: cosa c'è da sapere sulla nuova variante "invisibile"
L'ulteriore variante di Omicron è stata segnalata anche in Italia: ha 28 mutazioni peculiari e ancora non si conoscono dati su contagiosità e letalità
Covid, dopo Omicron ecco Omicron 2: una “variante della variante” che dagli esperti è stata definita la “sorella invisibile” della mutazione Omicron che ha portato all’impennata di contagi che da inizio autunno sta colpendo l’intero pianeta. Omicron 2 è già in fase di studio da parte delle autorità sanitarie in diversi Paesi europei e asiatici, e differisce dalla variante Omicron per 28 mutazioni, alcune delle quali anche nell’ormai famosa proteina Spike.
Sono oltre 40 i Paesi che hanno caricato dal 17 novembre 2021 oltre 8mila sequenze della “variante della variante” sul portale internazionale dei dati genomici “Gisad”. Il fatto che le sottolinee delle sequenze di mutazione siano emerse nello stesso periodo porta alla conclusione che Omicrom abbia avuto il tempo di mutare senza che gli scienziati, di fatto, se ne rendessero conto.
- Variante Omicron 2, cosa sappiamo finora
- Perché Omicron 2 è chiamata "sorella invisibile" di Omicron
- Dove è diffusa Omicron 2
- Omicron 2 deve preoccupare?
- Omicron 2 in Italia
Variante Omicron 2, cosa sappiamo finora
Al momento sappiamo molto poco delle due cose che più interessano la popolazione: i sintomi, la contagiosità e la letalità di Omicron 2. Le prime sequenze sono state inviate dalle Filippine e dal Sudafrica mentre la gran parte dei campioni è stata caricata dalla Danimarca.
Questo però non significa che Omicron 2 si sia diffusa dalla Danimarca, ma semplicemente che il paese scandivano si è mostrato ancora una volta tra le prima nazioni al mondo per la sua capacità di sequenziare le mutazioni del virus.
Perché Omicron 2 è chiamata “sorella invisibile” di Omicron
Omicron 2 è stata definita “la sorella invisibile” di Omicron e il motivo risiede nella difficoltà per gli scienziati di identificare questo tipo di mutazione: per farlo, non presentando le caratteristiche principali di Omicron – in primis la delezione del gene S – si devono sequenziare tutti i campioni del virus e il problema risiede nella capacità dei laboratori di farlo.
Dove è diffusa Omicron 2
Il fatto che in Danimarca Omicron 2 sia ormai prevalente rispetto a Omicron, come detto, non deve portarci alla conclusione che la variante sia diffusa soprattutto a Copenhagen e dintorni: la Danimarca è infatti “solamente” in prima linea per la capacità di identificare questa variante, che oggi, come hanno spiegato dallo State Serum Institute, istituto di ricerca settoriale il cui scopo è combattere e prevenire malattie infettive, disturbi congeniti e minacce da armi di distruzione di massa, rappresenta circa il 65% dei nuovi casi.
Casi sono stati registrati anche nel Regno Unito, in Germania, in Sudafrica e nel Sudest asiatico, mentre risulta al momento assolutamente marginale negli Stati Uniti.
Omicron 2 deve preoccupare?
Preoccupazioni per la variante Omicron 2? Poche. Come hanno sottolineato dall’istituto danese, al momento non ci sono grandi differenze nel contagio da Omicron 2, né per età, né in base ai cicli vaccinali sostenuti. Lo stesso vale per il rischio di reinfettarsi – al momento non si registrano casi di persone che guarite si siano reinfettate con Omicron 2 – e per il tasso di ricovero.
Inoltre, va detto che in Danimarca, nonostante il 65% dei contagiati sia stato colpito da Omicron 2, si registra un calo ormai continuo degli accessi in terapia intensiva. Al momento, la stima è che Omicron 2 sia una volta e mezza più infettiva di Omicron ma non più grave.
Omicron 2 in Italia
Superata ormai la variante Delta, rimasta residuale secondo quanto riferito dall’Istituto superiore di sanità sui dati raccolti il 17 gennaio scorso (4,2% dei contagiati sono stati infettati da Delta), Omicron 2 è stata segnalata in diverse regioni – Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria – ma le sequenze classificate “Omicron 2” tra quelle “Omicron” sono appena l’1%.