Vaccino, Vaia controcorrente sulla terza dose: "Ecco perché non serve"
I tempi non sono ancora maturi per una terza dose: lo ha detto l'infettivologo Francesco Vaia. La sua posizione
La terza dose del vaccino anti Covid dovrebbe arrivare in Italia a ottobre, come ha annunciato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ma la questione continua a dividere gli esperti tra chi si dice a favore della dose “booster” e chi è d’accordo con l’Oms secondo cui al momento le priorità sono altre. Ne ha parlato anche il direttore sanitario dell’Istituto nazionale malattie infettive dello Spallanzani, Francesco Vaia.
In un’intervista al Tempo, Vaia ha spiegato che “non è il momento di parlare di terza dose. Non è ciò che serve adesso. Prima dobbiamo spingere a fondo sulla campagna vaccinale. Abbiamo raggiunto una buona copertura a livello nazionale, il 67,25%. Ma, a mio parere, la soglia a cui dobbiamo arrivare è l’85%”.
“È abbastanza fisiologico che con il passare dei mesi si osservi un calo degli anticorpi. Ma è importante spiegare una cosa. Quando valutiamo i vaccini non dobbiamo considerare solo la risposta anticorpale. Ci sono anche la capacità neutralizzante, la memoria cellulare, i linfociti T. Insomma, abbiamo una memoria immunologica capace di rispondere ad un attacco del virus”.
Vaia ha rivelato anche un fatto personale: “Io avevo 20.000 anticorpi, ora ne ho 50. Ma sono tranquillissimo (…). L’abbassamento degli anticorpi non significa che la mia risposta immunologica sia inferiore. Poi, quando arriveremo ad introdurre un altro richiamo, ciò dovrà avvenire per esigenze scientifiche, non per interessi industriali o legati al prezzo dei vaccini”.
“Se la causa principale della ripresa dei contagi è rappresentata dalla persistenza di un’ampia fascia di popolazione non vaccinata e, in qualche misura, dall’emergere della variante Delta, non è chiaro quale potrebbe essere l’impatto di fare un richiamo con il medesimo vaccino a persone già vaccinate – ha concluso Vaia -. Io condivido ciò che ha detto l’Oms, per cui adesso dobbiamo pensare prima a portare i vaccini nei paesi più poveri. Non è un discorso etico-moralistico, ma di sanità pubblica. Perché le persone che vivono in questi paesi si muovono, altrimenti dovremmo chiudere le frontiere”.
SONDAGGIO – Terza dose di vaccino in autunno, sei d’accordo?