Vaccino Oxford, conclusa la prima sperimentazione. I risultati
La prima fase di sperimentazione del vaccino sviluppato a Oxford in collaborazione con la Advent-Irbm di Pomezia si è conclusa
La prima fase della sperimentazione del vaccino sviluppato dallo Jenner Institute dell’Università di Oxford, in collaborazione con l’azienda di Pomezia Advent-Irbm, si è conclusa. Secondo quanto ha affermato all’Ansa il presidente di Irbm Piero Di Lorenzo, i volontari vaccinati “stanno bene” e “partirà a giorni la fase successiva, l’ultima, di sperimentazione su circa 3000 volontari, che si conclude a fine settembre”.
“Se gli esiti saranno positivi”, ha proseguito Di Lorenzo, a dicembre si avranno consistenti quantità di dosi.
Vaccino Oxford, i primi risultati
Ha avuto inizio lo scorso 23 aprile la sperimentazione sui 510 volontari, sottoposti alla somministrazione del vaccino. I primi risultati, stando a quanto ha riferito Di Lorenzo, “sono risultati positivi, al punto che si parte subito con la fase successiva di sperimentazione, su un campione molto più ampio”.
Vaccino Oxford, 100 milioni di dosi a dicembre
Grazie all’accordo raggiunto con la multinazionale farmaceutica AstraZeneca, il processo ha subito un’ulteriore spinta: l’azienda si farà carico dello sviluppo, della produzione e della distribuzione del vaccino a livello mondiale. A margine dell’annuncio, era stato anche ipotizzato che un primo stock di 100 milioni di dosi sarebbe stato disponibile già a dicembre.
Vaccino Oxford: la precisazione sui macachi
L’azienda italiana IRBM, che collabora con lo Jenner Institute della Oxford University per la messa a punto del vaccino contro il SarsCov2, ha precisato in una nota riportata da ‘Ansa’ che nessuno degli animali vaccinati ha contratto la polmonite da Covid-19.
La precisazione fa riferimento a una notizia pubblicata dal quotidiano inglese ‘Telegraph’ e ripresa da ‘Il Fatto Quotidiano’.
La scorsa settimana, ha sottolineato IRBM, “è stato pubblicato un preprint nel quale sono riportati gli studi effettuati sui macachi sulla base dei quali è stato approvato dall’Agenzia regolatoria inglese il piano di sperimentazione clinica sull’uomo del candidato vaccino. I dati mostrano inequivocabilmente che gli animali non vaccinati presentavano chiare prove di polmonite virale all’autopsia, ma nessuno di quelli vaccinati aveva invece contratto la polmonite”.
Secondo l’azienda, “è importante sottolineare che non è stata osservata alcuna evidenza di malattia immunitaria potenziata a seguito di una sfida virale negli animali vaccinati”