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Scoperto un legame tra la fibrosi cistica e il Covid: ecco perché i pazienti sono protetti dall'infezione

Uno studio condotto dalle università di Verona e Ferrara ha scoperto perché i pazienti con fibrosi cistica sono protetti dal Covid-19

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Uno studio italiano ha scoperto un sorprendente legame tra fibrosi cistica e Covid. La ricerca è stata pubblicata recentemente sulla rivista Nature Communications ed è stata condotta da un gruppo multidisciplinare di ricercatori. Grazie a questo studio è stato scoperto che il prodotto del gene CFTR, la cui mutazione causa la fibrosi cistica, regola l’ingresso del virus nelle cellule umane.

Studio condotto da due università italiane

I ricercatori hanno scoperto il motivo per cui le persone che soffrono di fibrosi cistica siano, di fatto, protette dall’infezione che causa il Covid-19. Lo studio, coordinato da Marco Cipolli e Valentino Bezzerri del Centro Fibrosi Cistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, ha coinvolto numerosi ricercatrici e ricercatori dell’Università di Ferrara.

Come spiegano i coordinatori della ricerca, pubblicata su Nature Communications, lo studio ha dimostrato qual è il meccanismo molecolare che permette ai pazienti con fibrosi cistica di essere protetti dal Covid.

Perché i pazienti con fibrosi cistica sono protetti dal Covid

“Abbiamo scoperto che la proteina chiave della fibrosi cistica, CFTR, è co-localizzata con il recettore-ACE2, responsabile dell’entrata di SARS-CoV-2 nelle cellule. Abbiamo dunque dimostrato come il gene CFTR regoli l’espressione e la localizzazione del recettore del virus SARS-CoV-2” spiega Bezzerri.

Come precisano Alessandro Rimessi e Paolo Pinton, autori delle analisi di microscopia a fluorescenza, “se il gene CFTR è espresso a bassi livelli o difettivo nella sua funzione, la localizzazione del recettore ACE2 viene completamente alterata”.

Il meccanismo che “blocca” l’ingresso del Covid

In sostanza, questo meccanismo comporta l’inibizione dell’entrata di SARS-CoV-2 nelle cellule e una pesante interferenza con la replicazione del virus. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo per inibitori di CFTR come potenziali antivirali.

“È questo il caso di una molecola che ‘mima’ l’attività del microRNA miR-145-5p, la cui capacità di reprimere l’espressione del gene CFTR era stata dimostrata da studi pregressi di Unife finanziati dalla Fondazione Fibrosi Cistica (FFC)” affermano ancora Alessia Finotti, Chiara Papi, Monica Borgatti e Roberto Gambari.

Possibili importanti sviluppi

In sostanza, spiegano i ricercatori dell’Università di Ferrara, “mimando l’attività del miR-145-5p con una specifica molecola siamo riusciti a sopprimere in modo molto efficiente la replicazione di SARS-CoV-2”. Lo studio, pubblicato da Nature Communications, è importante anche per il possibile sviluppo di protocolli terapeutici poiché è stata individuata una nuova molecola in grado di bloccare l’infezione responsabile del Covid-19.

Fonte foto: 123RF

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