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Quarantena yo-yo: nuova proposta per fermare il coronavirus

Sì al distanziamento sociale, ma solo quando i numeri diventano drammatici per bloccare il contagio da Covid-19. Lo suggerisce uno studio inglese

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Una quarantena di massa più lunga ma con misure a intermittenza, meno severe ogni uno o due mesi in base ai numeri del contagio. È la particolare proposta di un epidemiologo dell’Imperial College di Londra, Neil Ferguson, il cui team sarebbe riuscito, secondo l’Ansa, a far cambiare idea a Boris Johnson sulla lotta alla Covid-19.

La nuova misura contro il coronavirus, già definita dai media come ‘quarantena yo-yo‘, è uno degli scenari proposti per il Regno Unito e gli Stati Uniti, ma ha già catturato le attenzioni degli esperti italiani, che ne dibattono su riviste e siti specializzati come Scienza in Rete.

Lo studio di di Neil Ferguson, spiega l’Ansa, introduce il concetto di soppressione della circolazione del virus Sars-Cov-2, che nei piani per la pandemia dei vari Paesi risulta assente. L’équipe londinese sottolinea il fatto che il distanziamento sociale, come quello in vigore in Italia, può interrompere la trasmissione locale, ma non impedisce la reintroduzione dell’infezione.

Gli studiosi sono partiti dal presupposto che per fermare totalmente l’avanzamento del contagio l’unica soluzione sarebbe un isolamento forzato per tutti i cittadini per circa 18 mesi, fino alla diffusione di un nuovo vaccino. La soluzione di bloccare interi Paesi per un anno e mezzo risulta ovviamente inapplicabile.

Per questo, spiega Luca Carra su Scienza in Rete, analizzando la quarantena a fisarmonica proposta dal team inglese, “si può pensare a chiusure intermittenti messe in campo ogni volta che certi indicatori, come le ammissioni in terapia intensiva, superano la soglia”.

“Per la situazione britannica il gruppo di Neil Ferguson ipotizza vari scenari, il più plausibile dei quali ad esempio è di entrare in quarantena di massa solo quando si superano le ammissioni di 200 persone in terapia intensiva e uscirne quando le ammissioni calano a 50. In questo modo si otterrebbe il minimo danno – comunque decine di migliaia di morti, soprattutto fra fragili e anziani – e il massimo possibile di accettabilità sociale“, conclude il giornalista.

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