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CRONACA NERA

Prima di uccidere Sharon Verzeni Moussa Sangare ha minacciato due ragazzini: l’appello degli inquirenti

Moussa Sangare, poco prima di vedere Sharon Verzeni, aveva minacciato con un coltello due giovani, ma di loro non c’è nessuna traccia

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Moussa Sangare, il 31enne che ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni, poco prima del delitto aveva minacciato con un coltello due adolescenti. È stato lo stesso Sangare a raccontare l’episodio agli inquirenti, che ora lanciano un appello proprio ai due giovani affinché si presentino alle forze dell’ordine come testimoni.

Il racconto di Moussa Sangare

Moussa Sangare ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni senza alcun motivo: “Non so spiegare cosa sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”, avrebbe detto agli inquirenti.

Durante la stessa confessione, il 31enne ha detto che poco prima aveva rivolto il coltello contro due ragazzini, dall’età apparente di 15-16 anni, che si trovavano a passare di lì.

La procuratrice Maria Cristina Rota

L’appello ai due ragazzi aggrediti

Subito dopo avrebbe visto Sharon e la sua attenzione si è rivolta sulla donna. L’episodio è accaduto nella stessa notte dell’omicidio, quella tra il 29 e il 30 luglio.

Il procuratore aggiunto di Bergamo, che ha parlato di una “piena confessione” da parte di Sangare, ha rivolto un appello ai due giovani che, secondo la sua stessa ricostruzione, il 31enne avrebbe aggredito.

“Erano presenti sulla scena del crimine e a oggi non si sono ancora presentati. Li invito a presentarsi in una caserma affinché foniscano un riscontro a quanto acquisito”, ha detto in conferenza stampa.

“Un dovere raccontare l’accaduto”

“Se vengo minacciato per strada, posso anche ritenere di non andare a denunciare”, ha spiegato la procuratrice Rota.

“Ma dopo un omicidio di questo genere riteniamo sia un dovere se erano in quell’arco temporale e nello spazio dello stesso paese – ha aggiunto – visto che potevano dare informazioni utili per ricostruire l’identikit”.

In base al racconto fornito agli inquirenti, Moussa Sangare ha desistito dall’aggressione nei confronti dei due ragazzi per poi incontrare Sharon Verzeni che “si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato”.

Fonte foto: ANSA

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