Onu conferma il bilancio delle devastanti inondazioni a Derna in Libia: sono 11.400 vittime e 10.000 dispersi
Sale in bilancio delle vittime e dei dispersi in Libia, dopo il passaggio della tempesta Daniel che ha causato gravi inondazioni a Derna
La tempesta Daniel, il cui impatto sulla Libia ha comportato la distruzione di due dighe, ha causato la morte di almeno 11.400 persone. Il bilancio di vittime e dispersi continua a crescere mentre si cercano le responsabilità sulla tragedia.
Inondazioni a Derna
La tempesta Daniel è passata su diversi Paesi, anche Grecia, Turchia e Bulgaria. Quando si è abbattuto sulla Libia però ha trovato un territorio non preparato e tra intense precipitazioni (tra i 50 e i 250 mm) e venti oltre a 180 chilometri orari, nella notte tra domenica è lunedì, la città di Derna (100.000 abitanti) è stata colpita con forza. Le immagini impressionanti delle inondazioni hanno fatto il giro del mondo.
Il passaggio della tempesta ha inoltre fatto crollare due dighe, aumentando i danni e le vittime. L’acqua per le strade è salita anche fino a toccare i 3 metri di altezza, al pari di uno tsunami. Il bilancio delle inondazioni è tragico e continua a peggiorare.
Bilancio delle vittime
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha diramato il bilancio delle vittime e dei dispersi. I numeri, a distanza di una settimana, sono impressionanti. Solo a Derna, nell’Est della Libia, le inondazioni hanno provato la morte di almeno 11.300 persone. Altre 170 in altre località della Libia orientale.
La Mezzaluna rossa libica ha però dichiarato che le operazioni di ricerca e soccorso non sono concluse e il numero delle vittime potrebbe salire anche fino a 20.000, mentre cala quello dei dispersi. Al momento ci sono oltre 10.000 persone che mancano all’appello.
Di chi è la colpa?
Mentre i soccorsi sono impegnati nella ricerca dei dispersi, altri stanno cercando i responsabili del disastro. Secondo gli esperti le cause sono state: politica, corruzione, manutenzione insufficiente. Non è un caso se, come spiega l’analista Claudia Gazzini, sono stati propri i fondi alle infrastrutture quelli a mancare in seguito alle dispute politiche.
Questo perché la Libia è divisa fra due governi: uno del maresciallo Khalifa Haftar a est e uno con sede a Tripoli a ovest e guidato dal ministro Abdul Hamid Dbeibah (considerato legittimo dalla comunità internazionale). Una politica divisa ha impedito che le parole degli esperti arrivassero dove necessario, così anche l’idrologo Abdul Wanis Ashour ha ricordato che c’erano stati avvertimenti sullo stato di salute delle due dighe costruite negli anni Settanta.