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Omicron 5, nuova ondata con picco di tamponi. L'avvertimento degli esperti: "Il Covid non è un'influenza"

I numeri parlano chiaro: siamo nel bel mezzo di una nuova ondata virale, destinata a esplodere in estate se non saranno prese le dovute precauzioni

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La pandemia di Covid non è finita, nonostante l’ormai completo ritorno alla normalità. In una sola settimana sono aumentati esponenzialmente, del 17%, i tamponi acquistati in farmacia, compresi quelli casalinghi, i cui esiti spesso non vengono comunicati alle autorità sanitarie.

Per questi motivi le attività di tracciamento sono ormai inutili, ed è quasi impossibile avere un quadro reale dell’andamento dei contagi. Ma, dati alla mano, siamo nel mezzo di una nuova ondata, il cui picco dovrebbe arrivare intorno a fine luglio.

A sottolinearlo è l’esperto Fabrizio Pregliasco, che insieme a molti colleghi sta lanciando l’allarme per non abbassare la guardia proprio adesso.

Considerando anche che la maggiore circolazione del virus potrebbe di nuovo causare problemi agli ospedali, e far aumentare i già alti decessi giornalieri.

Omicron 5: si infetta anche chi ha già avuto Omicron

Un recente studio cinese pubblicato sulla rivista specializzata Nature conferma che i contagi precedenti e le tre dosi di vaccino anti Covid non bastano a rendere immuni dalla malattia.

E addirittura chi ha già contratto la variante Omicron potrebbe tranquillamente contrarre le nuove sottovarianti, ovvero la Omicron 4, la Omicron 5 la BA.2.12.1 che è stata isolata il mese scorso in Pakistan.

Omicron 5, nuova ondata con picco di tamponi. L'avvertimento degli esperti: Fonte foto: ANSA
Operatori sanitari all’interno di un reparto Covid.

Poco male, direbbe qualcuno, considerando che il virus sembrerebbe essere definitivamente mutato per causare un tipo di malattia più leggera.

I veri rischi del coronavirus: si teme il long Covid

Ma gli esperti concordano tutti nel dire che dobbiamo rimanere ancora vigili e non sottovalutare il Covid. D’altronde anche di influenza si muore.

Nonostante i pareri discordanti sulla gravità di Omicron 5, comunque, tutti gli studiosi concordano nel temere gli effetti del long Covid, ancora parzialmente sconosciuti.

Il rischio è quello che i milioni di italiani che hanno contratto il coronavirus fino a oggi debbano recarsi sempre più spesso in ospedale a causa degli effetti a lungo termine del virus, alimentando le file per le prestazioni sanitarie non necessarie senza un’infezione pregressa.

Covid è diventato davvero un’influenza? Parlano gli esperti

“Diciamo che Omicron 5 è quattro volte tanto un’influenza forte”, ha dichiarato Fabrizio Pregliasco, professore universitario dell’Università di Milano e direttore sanitario del Ircss Galeazzi, nel corso di un’intervista al programma Un giorno da pecora, su Rai Radio 1.

“Covid-19 è Covid-19 e influenza è influenza. Non sono uguali. Il carico di malattia e l’impatto sulle strutture sanitarie causato dall’ondata di Omicron lo scorso inverno è stato maggiore di quello causato da una stagione influenzale”, ha precisato il docente di Igiene ed epidemiologo Pier Luigi Lopalco ai microfoni di Adnkronos.

Massimo Andreoni, primario di Malattie infettive di Tor Vergata a Roma, ha dichiarato invece che il Covid “clinicamente è già un’influenza, magari con un febbrone” ma non stagionale “visto che sono 9 mesi che sta circolando in maniera violenta, considerati anche i decessi”.

Controtendenza l’opinione di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova, che ha dichiarato che in alcuni casi Omicron 5 è anche meno grave di un’influenza. “Abbiamo forme di raffreddore rinforzato, naso che cola e mal di gola. In 3-4 giorni massimo in un vaccinato questa forma si risolve”.

Si è spinta oltre Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, che ha dichiarato che Omicron 5 “dà una patologia similinfluenzale, e come tale dobbiamo trattarla: nessun isolamento”.

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