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Nuovi resti archeologici emersi dalla Valle dei Templi: antico edificio ritrovato dai ricercatori

Grazie alle indagini geofisiche, un antico edificio è stato ritrovato, dai ricercatori degli atenei di Catania e Bordeaux, in un'area mai indagata

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Nuovi ritrovamenti archeologici riaffiorano nella zona dell’antica città di Akragas, nella valle dei Templi di Agrigento, grazie a un progetto nato dalla collaborazione tra le università di Bordeaux e di Catania.

Le analisi nella Valle dei Templi

Nuovi rinvenimenti stanno per essere portati alla luce in un’area dell’antica Akragas nella Valle dei Templi di Agrigento: resti di un muro in grossi blocchi di calcare che poggia in parte sulla roccia tagliata con un orientamento diverso da quello del vicino quartiere ellenistico-romano e numerosi frammenti di ceramiche.

Una veduta del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento

Il ritrovamento è avvenuto grazie alle indagini geofisiche effettuate in una zona a nord della Plateia I-L, compiute in seguito alla collaborazione scientifica tra le università di Bordeaux e di Catania, quest’ultima tramite il dipartimento di Scienze umanistiche e il Laboratorio di Geofisica applicata afferente al dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.

Questo dipartimento da anni si occupa dell’applicazione di tecniche di geofisica applicata nel contesto dei beni culturali e della ricerca archeologica, collaborando con i parchi e le soprintendenze della Sicilia orientale.

I ritrovamenti archeologici ad Agrigento

La collaborazione con l’università di Bordeaux è nata proprio dall’esigenza di individuare i settori di quest’area protetta potenzialmente ricchi di resti archeologici non ancora emersi.

Difatti, i resti dell’edificio ritrovato potrebbero risalire, secondo le ipotesi, al periodo ellenistico o addirittura classico, che, per la sua collocazione vicina all’ingresso del santuario degli “altari circolari”, potrebbe avere un ruolo nella topografia religiosa dell’antica Akragas.

Una scoperta non casuale, che segui il lavoro iniziato nel 2022 da Émilie Cayre, ricercatrice del Major Research Programme Human Past, sostenuta dall’Università di Bordeaux-Montaigne e dal Dipartimento di Scienze archeologiche dell’ateneo francese, che ha intrapreso uno studio sul fenomeno delle processioni nell’antichità.

Indagini non invasive grazie alla tecnologia

Il luogo nel quale sono avvenuti i ritrovamenti si trova all’estremità orientale dell’area definita Plateia I-L, una zona che anticamente fungeva da accesso dalla città e che molto probabilmente veniva utilizzata durante le feste Thesmophoria per raggiungere il santuario extraurbano di Sant’Anna.

Le campagne di indagini geofisiche, guidate dal prof. Sebastiano Imposa, associato di Geofisica applicata e responsabile del Laboratorio dell’ateneo catanese, hanno “consentito di individuare la presenza di anomalie nel sottosuolo dell’area investigata e di poter delimitare delle sub-aree, all’interno delle quali è risultata molto evidente la presenza di forti variazioni nei parametri fisici, imputabili a resti di strutture di origine antropica sepolti”, come spiegato dallo stesso docente.

Gli scavi saranno comunque una operazione “lunga, complessa e costosa”, ma i risultati saranno migliori grazi alle “indagini di geofisica applicata, che consentono di raccogliere informazioni a priori in modo assolutamente non invasivo sulle aree da scavare, grazie alla loro capacità di individuare la presenza di strutture sepolte misurando le variazioni o anomalie delle proprietà fisiche esistenti tra loro e il sottosuolo che li ospita”.

Fonte foto: IPA

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