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Covid, medici devono decidere chi curare: non bastano i letti

Un triage specializzato dovrà stabilire a quali pazienti dare la priorità per le cure intensive, secondo 12 criteri, come l'età del paziente

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Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

L’Iss ha reso pubblico un protocollo stilato dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva e dalla Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni, contenente le indicazioni per le cure dei malati Covid. Nel documento viene specificato quali pazienti, in situazioni di emergenza e saturazione degli ospedali, devono avere la priorità. Ne dà notizia Il Messaggero.

Deve essere assistito, secondo quanto si legge, chi ha maggiori speranze di vita. Lo scenario ipotizzato è quello di uno squilibrio tra domanda e offerta di cure, come sta avvenendo in molti ospedali italiani.

Tutti gli altri pazienti, viene sottolineato nel protocollo, vanno comunque presi in carico con “gli strumenti possibili”, garantendone i “principi costituzionali di diritto alla tutela della salute e all’autodeterminazione, principio di uguaglianza e dovere di solidarietà”.

Per le due società, vista la situazione di emergenza, sarebbe utile creare un triage apposito negli ospedali. Si tratterebbe di un centro di valutazione per stabilire chi “potrà con più probabilità o con meno probabilità superare la condizione critica con il supporto delle cure intensive”.

Sono 12 i parametri ora al vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità per profilare i pazienti, a iniziare dall’età, e la scelta dovrebbe avvenire solo come ultima spiaggia, dopo aver tentato tutte le altre vie per garantire le cure a tutte le persone ricoverate.

Covid, priorità ad alcuni pazienti in terapia intensiva: i motivi

“Lo scenario in cui ci siamo trovati a marzo sta purtroppo tornando attuale con un’intensità e una durata ancora non quantificabili”, ha spiegato Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, al Messaggero. “Per questo si è lavorato sui criteri di scelta di fronte a una eventuale mancanza di letti in terapia intensiva”.

“Gli anestesisti-rianimatori sono tra i sanitari maggiormente impegnati, in Italia come negli altri Paesi, nelle cure per i pazienti colpiti dal coronavirus. La scarsità di risorse prodotta dalla pandemia ci coinvolge in modo particolare. Abbiamo fatto e stiamo facendo ogni sforzo per garantire le migliori possibilità di cura in circostanze spesso drammatiche. Come si è visto in tanti filmati“, ha sottolineato.

Covid, medici scelgono chi curare: cosa dice la deontologia

Nell’introduzione del documento, scritta da Carlo Maria Petrini, diretto dell’Unità di Bioetica e presidente del Comitato etico dell’Iss, si legge che la deontologia medica pone al centro il paziente privilegiando il criterio terapeutico. “Tuttavia vi sono situazioni in cui è impossibile trattare tutti. In questi casi la sola etica ippocratica risulta insufficiente. Occorre applicare il triage. E come ogni atto medico deve basarsi innanzi tutto sui criteri di appropriatezza e proporzionalità”.

La speranza è quella che non si arrivi mai ad applicare il protocollo. Sono solo 10 i nuovi ricoveri in terapia intensiva del bollettino Covid del Ministero della Salute del 21 novembre. Un segnale di ripresa, come riporta il Messaggero, nonostante l’alto numero di persona ancora ospedalizzate.

Fonte foto: Ansa
Coronavirus, il rapporto Agenas sui posti occupati in ospedale

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