AstraZeneca è sicuro? Cosa si rischia senza e con il vaccino
Il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, ha spiegato quali sono davvero i rischi per chi (non) si sottopone al vaccino
“Nessun vaccino è sicuro al 100%“. Lo ha dichiarato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale di Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. “È invece sicuro al 100% che senza il vaccino continueranno a morire centinaia di persone al giorno”, ha sottolineato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. “Nessun medicinale è esente da rischi, e gli anti Covid-19 non fanno eccezione. Vaccini ultra sicuri e ampiamente utilizzati da decenni hanno anch’essi una percentuale di eventi avversi. Quando proteggiamo i nostri bambini contro il morbillo li esponiamo al rischio, uno su un milione, di sviluppare una complicanza encefalitica acuta. Ma se non li vaccinassimo il rischio sarebbe 500 volte superiore”.
Ippolito spiega perché il governo ha deciso il limite di età per il vaccino AstraZeneca
“La posizione del governo italiano, in linea con quella di altri grandi paesi dell’Unione Europea come Francia e Germania”, ha spiegato, “è stata ispirata al principio della massima precauzione. Questi rari eventi trombotici associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati soprattutto in persone al di sotto dei 60 anni, perlopiù di sesso femminile. Da qui la raccomandazione per un uso preferenziale sopra i 60 anni. Nei soggetti anziani la valutazione tra benefici e rischi è assolutamente maggiore considerando il rischio di sviluppare una malattia grave, la necessità di terapia intensiva ed il rischio di morte“.
“Vi è stato un numero percentualmente più elevato di casi di trombosi tra persone di età inferiore ai 60 anni, e anche perché per le persone più giovani la probabilità di avere forme gravi di Covid-19 è inferiore. Quindi il rischio di un effetto avverso legato, anche se molto basso in termini assoluti, per i più giovani pesa di più in termini relativi perché li protegge da un evento meno probabile”, e per questo è stato deciso di continuare con il vaccino AstraZeneca con gli over 60.
Cosa succede ora con il limite di età per il vaccino di Astrazeneca, parla Ippolito
L’Ema non ha dato indicazioni dettagliate perché “non è il suo compito. L’Ema è un’agenzia che supporta i governi degli stati dell’Unione sulle tematiche legate all’approvazione per l’uso e alle modalità di utilizzo dei medicinali, e opera sulla base dell’analisi dei dati disponibili”, ha spiegato Giuseppe Ippolito sul Corriere della Sera.
L’uso preferenziale per gli over 60 “significa che durante la campagna vaccinale, in condizioni di ampia disponibilità di vaccini come speriamo che sarà a partire da questo mese, le persone al di sotto di quella età in fase di prenotazione potranno essere indirizzate su altri vaccini. Nelle prossime settimane cominceranno ad arrivare le forniture del vaccino Johnson & Johnson, che prevede una unica dose. Se non vi fosse questa disponibilità, e sulla base della revisione continua dei dati scientifici che si renderanno disponibili, si potrà decidere di dare AstraZeneca sotto i 60″.
Come ha detto “il professor Locatelli, non vi sono ragioni per le quali” chi ha ricevuto la prima dose del siero “non dovrebbe fare anche la seconda. Chi non ha avuto un evento avverso legato al vaccino dopo la prima dose è estremamente improbabile che lo abbia dopo la seconda. Deduzione logica, confermata dai dati che vengono dal Regno Unito, dove un report indipendente commissionato dal Governo al J. Craig Venter Institute ha rilevato che ad oggi non sono stati registrati casi di trombosi o di trombocitopenia successivi alla seconda dose“.
Vaccino AstraZeneca, rischi e benefici: Ippolito parla dei dati dello studio di Cambridge
Riguardo il rapporto tra rischi e benefici del farmaco, “l’Università di Cambridge ha elaborato un modello matematico che stima qual è il rischio di severi eventi avversi dovuti al vaccino AstraZeneca e quale il rischio di finire in terapia intensiva per Covid-19 non vaccinandosi”, ha dichiarato Giuseppe Ippolito, illustrando i dati dello studio. Per una incidenza simile a quella attuale in Italia, ovvero 200 casi ogni 100 mila abitanti a settimana, il rischio per chi non si vaccina è il seguente, come ha riportato l’esperto.
- 7 volte maggiore per i 20-29enni.
- 30 volte maggiore per i 30-39enni.
- 100 volte maggiore per i 40-49enni.
- 240 volte maggiore per i 50-59enni.
- 640 volte maggiore per i 60-69enni.