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Il Censis fotografa un’Italia insicura e terrorizzata da una possibile guerra nucleare

Dall’ultimo rapporto dell’istituto di ricerca socio-economica emerge l’immagine di una nazione spaventata dalla guerra e da un futuro economico incerto

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Il Rapporto Censis, giunto ormai alla cinquantaseiesima edizione, come ogni anno fotografa il nostro Paese per restituirci l’immagine di tutti i fenomeni socio-economici che trasformano la nostra società.

Ciò che viene fuori è un’Italia incerta sul futuro, spaventata dalla guerra e dall’economia, sfiancata dal Covid e dalle disparità.

Il Rapporto Censis del 2022

Un’Italia “post-populista e malinconica”. Questa è la definizione (sintetica) del 56° Rapporto Censis, con il quale l’istituto di ricerca socio-economica ci regala una fotografia dello stato del nostro Paese.

Giuseppe De Rita, presidente del Censis

Dopo le quattro grandi crisi degli ultimi tre anni – il Covid-19, l’inflazione, la guerra in Ucraina e l’impennata nei costi dei servizi energetici – gli italiani si trovano spaesati e impauriti.

“Siamo di fronte a sconvolgimenti veloci, inaspettati, difficili da metabolizzare, a un rimescolamento delle carte e a un ridisegno delle planimetrie sociali che impongono soluzioni” si legge nel rapporto.

Ma non è tutto negativo, perché dalla “paura straniante di essere esposti a rischi globali incontrollabili” può levarsi con forza una nuova domanda di “autentiche istanze di equità che non sono più liquidabili semplicisticamente come ‘populiste’, come fossero aspettative irrealistiche b”.

I dati nel Rapporto: 2 italiani su 3 si sentono economicamente insicuri

Si parte dalle difficoltà economiche, il tema forse più pressante per gli italiani. Secondo il Censis, “il 92,7% degli italiani è convinta che l’accelerata dell’inflazione durerà a lungo e che bisogna pensare subito a come difendersi”.

E per due terzi del campione, nei prossimi mesi non solo non aumenteranno le entrate familiari, ma il tenore di vita potrebbe addirittura abbassarsi.

I bisogni «insopportabili» e il post populismo

Proprio nell’ottica delle nuove difficoltà economiche cresce l’intolleranza “verso i privilegi di alcuni ritenuti oggi odiosi”.

Per gli italiani sono ritenuti “particolarmente insopportabili” una lunga sequela di fenomeni, dal gap tra le retribuzioni di dipendenti e manager (oltre all’odio per i loro bonus milionari) alle tasse ridotte per i giganti del web, dagli “immeritati guadagni di influencer, personaggi senza un comprovato talento e competenze certe” agli sprechi per le feste delle celebrities ai vizi dei super-ricchi, come i jet privati e le grandi auto dai “consumi incontrollati”.

Anche la movida notturna e la condivisione sui social degli aspetti più “privilegiati” delle vite di alcune persone iniziano a infastidire chi, arrancando nel quotidiano, è costantemente travolto dall’ostentazione che imperversa sui social.

«Queste insopportabilità sociali non sono liquidabili come populiste ma sono i segnali del fatto che nella società si è già avviato un ciclo post-populista basato su autentiche e legittime rivendicazioni di equità, in una fase in cui molti sentono messo a repentaglio il proprio benessere».

Le altre insicurezze degli italiani

I lati negativi di un mondo interconnessi diventano sempre più evidenti, e “l’84,5% degli italiani ‒ di più i laureati (89,2%) e i giovani (87,8%) ‒ si è ormai convinto che vada presa seriamente in considerazione la possibilità che anche eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente e radicalmente la propria quotidianità, sconvolgendo i propri destini”.

Rispetto a prima, le paure dei nostri concittadini riguardano le guerre (46,2%), le crisi economiche (45%), i virus e le nuove minacce biologiche alla salute (37,7%), le instabilità dei mercati globali (26,6%), gli eventi atmosferici (24,5%) e, per il 9,4% degli italiani, gli attacchi informatici su vasta scala.

Queste insicurezze si traducono in un dato molto chiaro: due italiani su tre, cioè il 66,5% degli italiani, si sentono insicuri pensando al futuro proprio e della propria famiglia.

Nonostante ciò, quello di oggi è il Paese statisticamente più sicuro di sempre, con una forte diminuzione dei crimini, dai più violenti ai furti. Anche se sono in aumento le violenze sessuali (4.689 nel 2012, 5.274 nel 2021: +12,5%), le estorsioni (+55,2%), le truffe informatiche (+152,3%).

Una conclusione agrodolce

Il rapporto del Censis, in ultima analisi, restituisce l’immagine di un Paese sì spaventato, ma che non vuole indietreggiare. Anche se il rischio è quello di trovarsi in una situazione stagnante.

“Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura”.

In pratica l’Italia “non cresce abbastanza o non cresce affatto”, e al momento non si vede nessuno in grado di prendere saldamente le redini dato che “la macchina amministrativa pubblica è andata fuori giri e così non sarà in grado di trainare la ripresa”.

Fonte foto: ANSA

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