Covid, Moderna: pochi mesi per adattare il vaccino alle varianti
Il capo dei ricercatori di Moderna assicura la possibilità di adeguare velocemente il vaccino contro il Covid-19 alle varianti del virus
Le varianti del coronavirus sempre più in circolazione stanno minacciando la buona riuscita delle campagne vaccinali in tutto il mondo. Sono in corso diverse ricerche per valutare la maggiore contagiosità e letalità delle mutazioni del Sars-CoV-2, ma ancora meno si conosce sull’efficacia dei vaccini per il Covid-19 di fronte, ad esempio, al ceppo inglese o sudafricano del virus. Andrea Carfi, responsabile della ricerca sui vaccini e le malattie infettive di Moderna, però assicura: “Al momento il nostro vaccino resta efficace, ma se servisse, saremmo pronti a modificarlo in pochi mesi”.
Il capo dei ricercatori della multinazionale farmaceutica, tra le prime a produrre il vaccino per il Covid-19, fa il punto della situazione in un’intervista al Corriere della Sera: “Stiamo esaminando le varianti del virus più diffuse. La comunità scientifica ha già condotto esperimenti in vitro e ora cominciamo ad avere anche i dati degli studi clinici. I vaccini sono in grado di bloccare ugualmente bene la variante iniziata in Gran Bretagna. Nel caso della versione Sudafricana la risposta appare un po’ meno efficace“.
“Sulla base di recenti dati clinici provenienti da altri vaccini, ci aspettiamo che la protezione rimanga uguale per i casi più gravi, mentre la copertura potrebbe scendere del 10-20% per le infezioni più leggere. Il vaccino Moderna ha una efficacia di circa il 94% quindi la protezione contro le nuove varianti rimarrebbe alta” specifica Carfi, che raccomanda un’accelerazione della campagna vaccinale, così da non dar tempo e modo al Sars-CoV-2 di evolversi ulteriormente.
Il 51enne ricercatore italiano, originario di Vittoria nel ragusano, garantisce comunque che, nel caso fosse necessario, la scienza avrebbe gli strumenti adatti per modificare i farmaci contro le nuove versioni del coronavirus: “La nostra tecnologia ci consente di cambiare rapidamente la sequenza genetica del vaccino. Nel giro di pochi mesi saremmo pronti a offrire un prodotto adeguato a una nuova variante. Le aziende che usano, per esempio, tecnologie ricombinanti o proteine, dovrebbero iniziare daccapo. Però attenzione: non siamo in questa situazione. Per ora non c’è bisogno di cambiare i prodotti”.
Carfi si lancia poi in una previsione sulla durata dell’immunità fornita dal vaccino: “Pensiamo che l’efficacia del vaccino possa durare almeno 1-2 anni. Forse di più. Le nuove varianti potrebbero avere un impatto sulla durata della protezione del vaccino che stiamo utilizzando. Ma anche questo è da studiare”.
Ma non si esprime sulla possibilità o meno che la somministrazione del farmaco riesca anche a bloccare il contagio, “servono altri dati clinici” spiega.
Infine, sui ritardi delle distribuzioni delle dosi, che hanno interessato anche Moderna, il responsabile della ricerca della casa farmaceutica americana dice: “Siamo davanti a un’operazione gigantesca, con milioni di dosi da produrre. È anche fisiologico che nella fase di avvio ci possa essere qualche intoppo per periodi brevi. Ma per quanto riguarda Moderna sono sicuro che alla fine gli impegni verranno rispettati. La nostra azienda fornirà 600 milioni di dosi entro l’anno. E la nostra ambizione è arrivare a un miliardo”.