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Covid-19, letalità e tamponi. Regioni divise: dati e percentuali

Uno studio ha posto il focus sull'approccio avuto alla pandemia dalle regioni italiane. Dati e percentuali delle performance relative all'emergenza

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Le regioni hanno affrontato la pandemia agendo in modo differente. Ad esempio hanno avuto un approccio diverso circa le ospedalizzazioni e il numero di tamponi. Anche la letalità è variata parecchio e per diversi motivi, da zona a zona: in Lombardia ha toccato il 18% mentre in Veneto si è arrestata al 10%. Il coronavirus all’origine dell’emergenza sanitaria ha quindi evidenziato diverse performance delle regioni e “di conseguenza i cittadini non hanno potuto avere le stesse garanzie di cura”. A sottolinearlo sono i dati divulgati dal nuovo Rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica di Roma.

Secondo il report, reso noto dall’Ansa, il Veneto ha la quota più bassa di ospedalizzati e quella più alta di positivi posti in isolamento domiciliare. All’inizio dell’emergenza la regione governata da Luca Zaia aveva in isolamento a casa circa il 70% dei contagiati, nell’ultimo periodo oltre il 90%.

Situazione differente rispetto a quella lombarda e a quella piemontese che hanno avuto percentuali di ospedalizzazione tra il 50% e il 60% all’inizio della pandemia, per poi crescere e oscillare tra il 70 e l’80% nella prima metà di marzo.

Se si rivolge lo sguardo ai tamponi, il Veneto ne ha effettuati il numero più alto in rapporto alla popolazione (circa 50 ogni 100 mila abitanti all’inizio del periodo, fino a punte superiori a 400 agli inizi di giugno).

La Puglia, sempre restando in tema tamponi, è la regione con il numero minore di test effettuati, meno di 100 ogni 100 mila abitanti. Evidenti sono anche le differenze del tasso di letalità, che in Lombardia raggiunge il 18%, in Veneto un massimo del 10%. In Emilia-Romagna, Marche e Liguria, le altre Regioni con la letalità più elevata, il dato si attesta tra il 14-16%.

Le percentuali non sono da prendere in senso assoluto in quanto è possibile che ci sia stata una sottostima del numero di contagiati, dovuto a carenze nel monitoraggio.

L’epidemia di Covid-19, spiega il direttore scientifico dell’Osservatorio Alessandro Solipaca, “ha acceso i riflettori sulla fragilità dei Servizi Sanitari Regionali nel far fronte alle emergenze” e “ha dimostrato che il decentramento della sanità, oltre a mettere a rischio l’uguaglianza dei cittadini rispetto alla salute, non si è dimostrato efficace nel fronteggiare la pandemia“.

L’assistenza territoriale “si è rivelata in molti casi inefficace, le strategie per il monitoraggio della crisi e dei contagi disomogenee, spesso imprecise e tardive nel comunicare le informazioni”.

Da ciò, conclude Solipaca, emerge la “necessità di sostenere con maggiori risorse il ruolo del territorio che avrebbe potuto arginare, soprattutto nella fase iniziale della pandemia, la portata dell’emergenza evitando che si riversasse sulle strutture ospedaliere”

Fonte foto: ANSA
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