Coronavirus, le stime fino al 2021: "Dicembre mortale". Lo studio
Uno studio americano parla di un "dicembre mortale" in riferimento all'evoluzione del coronavirus nel mondo: le stime dei decessi entro fine anno
“Un dicembre mortale“. Così gli esperti dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) della School of Medicine dell’Università di Washington circa l’evoluzione della pandemia di coronavirus nei prossimi mesi. A citare la ricerca è l’AdnKronos. Secondo lo studio a fine anno si potrebbero registrare picchi di decessi intorno a 30mila unità al giorno nel mondo. Dall’altro lato il report spiega che seguendo le norme anti-covid saranno salvate 770mila vite a livello globale da qui al 1° gennaio 2021.
I decessi cumulativi previsti per l’inizio del prossimo anno si stimano attorno a 2,8 milioni, circa 1,9 milioni in più a partire dal periodo attuale. Per il caso specifico dell’Italia, che non fa parte nella top ten degli che conteranno il maggior numero di morti totali e per abitanti (il primato spetterebbe all’India), le proiezioni dello studio stimano che le vittime potranno arrivare a quota 56.071 entro il 1° gennaio, con poco meno di 500 morti al giorno a dicembre.
Tali proiezioni potrebbero essere viste al ribasso laddove si seguissero le misure ferree per contenere il coronavirus, quali l’uso universale di mascherine e il rispetto del distanziamento sociale.
“Queste prime proiezioni mondiali per Paese offrono una previsione scoraggiante e una tabella di marcia sull’andamento dell’epidemia che i leader governativi e gli individui possono seguire”, ha dichiarato il direttore dell’Ihme, Christopher Murray.
“Siamo di fronte alla prospettiva di un dicembre mortale – prosegue Murray -, soprattutto in Europa, Asia centrale e Stati Uniti. Ma la scienza è chiara e le prove inconfutabili: indossare la mascherina, rispettare il distanziamento e limitare gli assembramenti i sociali sono fondamentali per aiutare a prevenire la trasmissione del virus “.
L’Istituto ha descritto tre scenari possibili. Il “peggiore” potrebbe verificarsi se l’uso delle mascherine rimane ai tassi attuali e i governi continuano ad allentare i requisiti di distanziamento. Scelte che secondo lo studio porterebbero a 4 milioni di morti totali entro la fine dell’anno.
Lo scenario “migliore” parla di 2 milioni di morti totali. Ciò avverrebbe se l’uso della mascherina sarà quasi universale e i governi imporranno requisiti di distanziamento. Infine lo scenario “molto probabile” che presuppone misure invariate, con un totale dunque di circa 2,8 milioni di morti.
La crescita del numero delle vittime è dovuta in parte “a un probabile aumento stagionale dei casi di Covid-19 nell’emisfero settentrionale”, affermano i ricercatori. Ad oggi, infatti, la pandemia ha seguito modelli stagionali analoghi a quelli della polmonite e, se questo parallelismo continua a essere valido, i Paesi del Nord possono mettere in previsione più casi nel tardo autunno e nel periodo invernale, riflettono gli studiosi.
“Le persone nell’emisfero settentrionale devono essere particolarmente vigili con l’avvicinarsi dell’inverno poiché il coronavirus, come la polmonite, sarà più diffuso nei climi freddi”, ha spiegato Murray: “Guardando le sconcertanti stime su Covid-19, è facile perdersi nell’enormità dei numeri. Il numero di morti supera la capacità dei 50 stadi più grandi del mondo, un’immagine che fa riflettere”.
“Dobbiamo tutti imparare dai leader dei Paesi in cui il virus è stato contenuto, o dove si sono verificate seconde ondate di infezioni, e dove è stata intrapresa un’azione rapida per prevenire la perdita di vite umane”, ha dichiarato sempre Murray che ha anche messo in guardia coloro che parlano di “immunità di gregge”.
“Questa prima previsione globale rappresenta un’opportunità per sottolineare il problema dell’immunità di gregge, che, essenzialmente, ignora la scienza e l’etica e consente milioni di morti evitabili”, ha concluso Murray che ha definito tale teoria “semplicemente, riprovevole”.