Coronavirus, Rezza sui nuovi dati: "Non va bene"
Gianni Rezza ha parlato dell'andamento dei contagi in Italia e spiegato i dati alla base della divisione delle regioni in tre aree di rischio
“L’aggiornamento sui dati di oggi non va bene , con 34.500 casi, non è un buon segnale anche perchè la percentuale di tamponi positivi supera il 10%. Anche i decessi 445, sono molti”. Così in conferenza stampa il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza parlando della situazione coronavirus in Italia. Assieme al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro è intervenuto per illustrare gli indicatori che hanno portato all’ordinanza del ministro Speranza sulle Regioni divise in tre colori in base alla scala di rischio.
“Nei giorni scorsi la situazione sembrava essersi stabilizzata pur tenendo conto della variabilita quotidiana ma il dato di oggi ci dice che sembra che globalmente ancora il virus corre e frenarlo è necessario”.
Sui dati regionali e sulle polemiche scatenate da alcuni governatori, Rezza ha spiegato che “si lavora su indicatori come incidenza, Rt, occupaziune posti letto: se c’è un regione con apparentemente pochi casi e ha alta occupazione terapie intensive, quella è una regione in sofferenza. Sono dati che vanno letti nella loro interezza“.
Rezza ha spiegato che il sistema non è rigido: dopo 14 giorni ci potrà essere una descalation per le regioni, cosi come se nella prossima cabina di regia ci fossero situazioni diverse, altre regioni potrebbero diventare rosse. Inoltre c’è la possibilita di fare zone rosse locali anche in una regione che non è rossa.
Per quanto riguarda la Campania, inserita tra le zone ‘gialle’, l’indice di trasmissibilità Rt “è più basso rispetto a quello della Lombardia o della Calabria. Ciò significa – ha spiegato – che la trasmissione molto aumentata nelle scorse settimane si è stabilizzata anche se il numero dei casi è alto”.
Invece la criticità per la Calabria, tra le zone ‘rosse’, nasce da Rt elevato a 1.84: “Questo vuol dire che anche se in questo momento non c’è un numero di casi particolarmente elevati, Rt ci porta a pensare che c’è un aumento della trasmissione in atto e quindi ci potrebbe essere criticità nel numero dei casi nel prossimo futuro. Inoltre ci potrebbe essere occupazione delle terapie intensive superiore al 50%”.