Coronavirus, come sarà il futuro: parla la virologa Ilaria Capua
La virologa Ilaria Capua ha condiviso la sua visione sul futuro alla luce della pandemia di coronavirus che ha colpito il pianeta
La virologa Ilaria Capua, tra le protagoniste della comunicazione sul coronavirus, è tornata a parlare del Covid-19 e delle sue ripercussioni sul mondo in una lunga intervista concessa al magazine ‘7’. A proposito delle responsabilità della pandemia, la Capua ha dichiarato: “L’Homo Sapiens non si è preso la responsabilità, ha trattato il suo ambiente come un interesse secondario e ha creato un sistema perfetto per la diffusione di questo patogeno in tutto il mondo. Ora bisogna rovesciare la prospettiva: non più sfruttare il pianeta ma esserne i guardiani“.
Poi la virologa ha definito così il coronavirus: “È una crisi biologica. È la pandemia che provoca uno stress test per l’economia. L’Homo Sapiens ha provocato tutto ciò con la sua noncuranza, arroganza, cupidigia, avidità, ingordigia”.
Ancora Ilaria Capua: “La pandemia è la prova che non possiamo strafare e permetterci di ‘non essere perdonabili’ da Madre natura, perché ci estingueremmo. Bisogna progettare con lei una coesistenza virtuosa, civile. Costruire una mappa mentale guidata da quello che Covid-19 ci ha forzato a fare. Un futuro meno di corsa, con meno macchine e meno aerei“.
La virologa ha spiegato: “Cambiare mappa mentale vuol dire anche capire che faremo più call su Zoom, che sono più efficienti, non si perde tempo, si rispettano gli orari: è un altro modo di lavorare. Bisogna metterlo a fuoco e sfruttarlo al massimo. Tagliare, sostituire quello che è sostituibile. Meno movimento materiale, più connessione immateriale“.
Ancora sulla pandemia di coronavirus: “Per fortuna non sarà un’ecatombe: Madre natura o il Padreterno non ci hanno mandato un virus altamente mortale che uccide i bambini, è un nemico che dobbiamo gestire insieme all’inquinamento, allo spreco, alla salute nel suo complesso. Insomma dovremo conviverci, come con l’influenza“.
Ilaria Capua ha poi dichiarato: “Questa è una ‘malattia delle città’, legata ai trasporti e all’ambiente: a Milano e in Lombardia non sarà mica stata colpa solo del servizio sanitario. C’è tutta una Rete intorno alle città lombarde molto attiva, con una popolazione che si muove in continuazione. I raggruppamenti di massa sono a rischio perché prevedono la vicinanza fisica di persone che potrebbero essere infette. Ne basta una. Il coronavirus non ha le ali. Si sposta con le persone e qui ci è arrivato con gli aerei, non con una scatola di Amazon. Forse bisognerebbe studiare per rinnovare i treni con comparti difettosi, con tutta quella gente ammassata ogni giorno. Sarebbe una buona idea”.