Ilaria Capua, il futuro del virus: nuovo allarme sugli animali
Alcune specie sarebbero "serbatoi di infezione" e in futuro, per la virologa, bisognerà porsi il problema
Alcuni animali potrebbero essere, almeno in futuro, il serbatoio dell’infezione da coronavirus. Ne è convinta Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, come ha spiegato nel dibattito online “Covid-19: prepariamoci al futuro”. Nella gestione futura del Covid-19, secondo la virologa, bisognerà porsi il problema di alcuni animali che potrebbero essere “fonte di infezione“.
Durante l’evento patrocinato dall’Humanitas University, l’Istituto dei tumori e l’università Bocconi di Milano, come riporta Ansa, Capua ha spiegato: “Maiali, visoni, gatti, furetti, scimmie e forse conigli sono tutti animali con recettori molto permissivi al nuovo coronavirus”.
L’infezione potrebbe arrivare proprio da loro, e farli diventare “serbatoi di infezione e suoi amplificatori. Non voglio essere allarmista, ma è un problema a cui pensare per il futuro”.
“Lo stiamo già vedendo in alcuni animali degli zoo o in allevamenti di visoni”, ha aggiunto.
Un altro allarme lanciato da Ilaria Capua è quello relativo ai dati dell’emergenza sanitaria: “La vera tragedia è che non sapremo capire niente di questa pandemia perché i dati vengono raccolti male e in modo disomogeneo. Riusciremo a tirar fuori solo il 10% di quello che si sarebbe potuto fare”.
Su questo punto, è d’accordo anche Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma: “Quelli che vengono comunicati dalla Protezione Civile sono dati grezzi, che non permettono in un paese come il nostro, dove ci sono tanti fisici e competenze, di fare modelli epidemiologici più raffinati”.
“Stesso discorso anche sul numero dei morti – ha aggiunto Ippolito -, dove i dati puliti sono su un decimo dei morti totali”. Sarebbe necessario, per l’esperto, un “salto di qualità per affrontare in maniera coordinata l’epidemia”.