Fase 2, "quando vedremo gli effetti sui contagi": parla Locatelli
La stima del presidente del Consiglio superiore di sanità, cui il governo fa riferimento per gestire la pandemia
“Ci vogliono almeno 7 giorni, meglio 10“. Questa la stima di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità nonché membro del Comitato tecnico-scientifico cui il governo si è rivolto, e si rivolge tuttora, per gestire il coronavirus. Secondo il professore, intervistato dal Corriere della Sera, serve una decina di giorni “per verificare l’impatto delle misure adottate dal 4 maggio. Ne sapremo qualcosa di più tra il 12 e il 14 maggio“. Ancora una settimana, quindi, prima di vedere gli effetti sui contagi.
Locatelli sottolinea come i numeri, al momento, siano confortanti rispetto a qualche settimana fa.
“I pazienti nelle terapie intensive – sottolinea – sono 1.311. Il 3 aprile erano 4.063. I decessi sono passati dai 900 del 27 marzo ai 274 di oggi (7 maggio, ndr)”.
Questo basta a dire che siamo usciti dal tunnel? Di sicuro, spiega Locatelli, “abbiamo frenato un contagio al Centro-Sud che sarebbe stato drammatico. Ma siamo ancora nell’epidemia. I numeri documentano l’efficacia del lockdown“.
Sulla querelle tra Regioni e governo in merito ai tempi della riapertura, il professore dice che “sono scelte che appartengono alla politica. Solo dopo il periodo di incubazione, il 12-14 maggio, sapremo l’impatto delle misure. Se si prendessero altre decisioni lo si farebbe sulla base della situazione al 4 maggio”.
Ci sono alcuni Comuni che hanno annunciato la riapertura una volta che l’indice di riproduzione, l’Rt, scenderà sotto lo 0,5. Cosa pensa Locatelli? “L’importante è che l’Rt vada sotto l’1: più è basso, meglio è” perché permette di liberare “le strutture che sono andare in affanno”.
La riapertura passa comunque dalla stabilizzazione delle strutture stesse. “Siamo passati da 5.500 letti di terapia intensiva – aggiunge l’esperto – a oltre 9 mila. Lo sforzo del ministro della Salute è dare stabilità a questi posti. Per riaprire: posti letto, evoluzione epidemica e immediata reattività sono fondamentali”.
C’è stato anche uno sforzo importante sui tamponi, “siamo a 2 milioni e 380 mila: un numero tra i più alti mai raggiunti. I tamponi sono alla base delle strategie di contact tracing“.
Infine, un passaggio sulla cura al plasma: “C’è un’attesa ansiosa della comunità scientifica – conclude Locatelli -. Lo sforzo dell’Aifa è stato clamoroso. C’è stata una rivoluzione copernicana negli studi clinici di questo Paese. Colleghi stranieri hanno grande ammirazione per quello che abbiamo fatto”.