Coronavirus, Crisanti: "Le discoteche non andavano riaperte"
Il virologo Crisanti ha parlato del trend di aumento dei contagi in Italia, spiegando che le discoteche dovrebbero essere chiuse "immediatamente"
“Di questa cosa delle discoteche aperte io non mi capacito. Andrebbero chiuse immediatamente“. Lo ha detto in una intervista a Il Messaggero il professor Andrea Crisanti, docente di Microbiologia dell’Università di Padova, parlando del crescente aumento di contagi da coronavirus in Italia.
“Non sono ottimista – ha detto Crisanti -, mi pare evidente che nel giro di 10-20 giorni arriveremo ad almeno mille casi positivi giornalieri. Quello che non si riesce a spiegare è che più i nuovi positivi aumentano, più crescono le possibilità di avere pazienti in terapia intensiva. E di vedere un incremento dei decessi”.
Secondo l’esperto “la dinamica dell’epidemia è ormai chiara, il ritmo di crescita è costante, mi pare improbabile che si riesca a frenare“. E, spiega, il basso numero dei decessi (3 nel bollettino del 14 agosto) non deve trarre in inganno: “I morti arrivano sempre dopo. Prima c’è un incremento di infezioni, poi, dopo 20-30 giorni, quello dei decessi”.
“Certo, rispetto a marzo e aprile, il sistema sanitario sa rispondere meglio, curare con più efficacia i pazienti, ma già oggi registriamo casi gravi, già oggi vediamo aumentare il numero dei pazienti in terapia intensiva”.
Crisanti: “Sono passati messaggi sbagliati”
Secondo Crisanti l’aumento dei contagi è imputabile anche a chi, come Alberto Zangrillo, ha fatto passare il messaggio che è tutto finito, che il virus non esiste più: “Hanno causato dei danni enormi“.
“Purtroppo – ha affermato – sono passati messaggi sbagliati, inutile che ce lo nascondiamo. Messaggi scientificamente non supportati. Questi sono i risultati. La scienza è fatta di tre cose: domande, misure e analisi”.
“Se uno si limita solo a fare la misura e non la correla con l’analisi, fa una mistificazione. Uno può dire: oggi ci sono pochissimi casi in rianimazione, ma questa è una fotografia, la scienza deve capire quale sarà l’evoluzione”.
“Spesso – ha aggiunto – ce la prendiamo con l’imprudenza dei giovani, ma sempre più di frequente prevale l’incoscienza dei quarantenni-cinquantenni che rifiutano la mascherina anche nei luoghi pubblici e ripetono ‘il virus non esiste'”.
Coronavirus, cosa si è sbagliato secondo Crisanti
Per Crisanti è stato sbagliato “non prevedere riaperture graduali, differenti da regione a regione. Inoltre, ci si è calati le braghe di fronte alle esigenze dell’industria turistica. Bisognava limitare gli spostamenti all’interno dell’Italia, se necessario, ma anche dall’Italia ad altri paesi d’Europa”.
Inoltre le discoteche non dovevano riaprire: “Prevediamo degli aiuti economici, per carità, ma la discoteca non deve funzionare. Non solo andrebbero chiuse, ma proprio non dovevano aprire”.
Perché, spiega, in discoteca è “molto difficile mantenere il distanziamento sociale. Inoltre, l’attività in una discoteca aumenta la respirazione profonda, le persone vanno in anaerobiosi, si muovono, hanno bisogno di respirare molto di più. Questo facilita le infezioni”. E “al chiuso o all’aperto, cambia poco”.