"I contagi da fuori? Una certezza": la previsione di Crisanti
Il virologo sulla situazione in Lombardia: "Mentre in Veneto isolavamo, lì si pensava a far ripartire Milano"
Per l’Italia, il rischio che nuovi contagi arrivino da fuori “non è una possibilità, ma una certezza. Lo abbiamo di recente sperimentato a Padova, dove una badante è tornata da fuori l’Unione Europea e ha infettato tutta la famiglia”. Lapidario il commento di Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare e virologica dell’Università di Padova, intervistato durante la trasmissione Agorà
Quanto agli studi che parlano di una mutazione del virus che lo abbia indebolito, prosegue, “non sono attendibili perché basati su osservazioni estemporanee e non su un esperimento. Per capire se è vero bisogna infettare un animale e vedere cosa succede, ma per ora non abbiamo un modello animale per capirlo”.
È vero che le persone che si ammalano non si ammalano come prima, ma questo, ha ribadito, “avviene perché abbiamo mascherina e distanza che riducono la carica virale“.
E se è vero che “il virus muta da noi, dovrebbe mutare anche in America e Germania, eppure vediamo una situazione di contagi che non lascia pensare questo”.
Crisanti e le critiche all’Oms
Crisanti definisce poi il cambio delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità sui tamponi “un altro elemento di confusione“.
L’Oms, infatti, sostiene che adesso non serva il doppio tampone negativo per far sì che una persona si possa ritenere non più infetta da Sars-Cov2: basterebbero 3 giorni senza sintomi.
“Tutti questi messaggi che mancano di coerenza – ha aggiunto – lasciano il mondo scientifico e la sanità pubblica con un po’ di sconcerto”.
“Non so su quale base abbiano fatto questa dichiarazione – ha aggiunto il virologo -. L’Oms non ha brillato per tempestività ed esattezza. La scienza è misura, se non ci sono dati, non è scienza“.
L’Organizzazione, come spiegato anche da Ranieri Guerra, sarebbe stata fatta dall’Oms per andare incontro a Paesi in via di sviluppo.
Secondo Crisanti, comunque “andava qualificata”, perché “ci si chiede, ora, cosa debbano fare i vari governi”.
Crisanti e le differenze tra Veneto e Lombardia
Nelle ultime ore si sono riaccese le luci sulla Lombardia e sui numeri attuali. “Veneto e Lombardia – spiega Crisanti – sono partiti con lo stesso numero di casi, ma mentre noi in Veneto isolavamo, in Lombardia pensavano a far ripartire Milano“.
E sul suo coinvolgimento come consulente della procura di Bergamo, nell’inchiesta per epidemia colposa sulla mancata zona rossa nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro: “Ci sarà un incontro in settimana, ma ancora non ho firmato nulla. Non ho parlato con nessuno, non so cosa mi chiedono. Bisogna verificare che io abbia le competenze giuste. Potrebbero anche chiedermi una cosa che non so fare. C’è un appuntamento in settimana per definirlo”.
“A Vo’ Euganeo virus diffuso dagli asintomatici”
Asintomatici meno contagiosi o non contagiosi? “Non lo sa nessuno – risponde Crisanti -, ma in moltissime malattie gli asintomatici sono molto più infettivi dei sintomatici: è il caso della varicella, del morbillo, della stessa tubercolosi. Ed è una questione di selezione naturale: chi si ammala e sta a letto ha meno possibilità di trasmettere l’infezione rispetto a chi non ha sintomi”.
“Dall’indagine sierologica condotta a Vo‘ Euganeo – spiega – si è visto che c’erano 150 persone infette al 22 febbraio. Se è vero che il virus vi è entrato nella terza settimana di gennaio, come è possibile che nessuno sia andato in ospedale fino al 20 febbraio? Come è stato trasmesso se non da chi non aveva sintomi?”.